lunedì 23 ottobre 2017

Intervista a Gabriele Morandi autore di "Come si arriva all'alba"

Eccomi che vi mostro la seconda tappa del Blogtour organizzato dalla casa editrice Intrecci edizioni, che ringrazio per il coinvolgimento. Ovviamente un secondo ringraziamento va all'autore, Gabriele Mirandi che ha risposto a tutte le mie domande, anche quelle più invadenti. Una magnifica persona, sincera, disponibile e paziente.
Conoscerete meglio lui ed il suo libro con questa intervista, continuate sotto la vostra lettura!
Grazie a tutti
Claudia




Lodoredeilibri7: Da dove ha origine la tua passione per la scrittura?

Gabriele: Dalla scarsa capacità di fare amicizia fin da bambino. Visto che di amici non ne avevo molti e che spesso si allontanavano dal sottoscritto poco dopo avermi conosciuto, non mi restava che inventarmeli di sana pianta. Almeno me li fossi inventati buoni! Assassini, gente con problemi mentali e caratteriali erano i personaggi che uscivano dalle storie che scrivevo.
Con l’andare del tempo le storie sono diventate vere amiche, altri personaggi hanno preso a bussare alla porta chiedendo di venire scritti e li ho accontentati, creandoli. A volte penso che la scrittura, o almeno l’invenzione di storie sia una vera dipendenza. Ho anche provato a smettere, ma tutte lo volte che ho provato, sono dovuto tornare sui miei passi. Non c’è nulla da fare, ti perseguitano, vogliono farsi scrivere, vogliono vivere. E allora visto che in fondo mi hanno aspettato e non sono andate a farsi scrivere da un altro le ho accontentate. Scrivere è un vizio: potevo fumare, ubriacarmi, invece ho preferito farmi di storie. Alla fine quelle chiedono il conto: ti abbiamo salvato la salute, quindi mostra un po’ di gratitudine e scrivici!

Lodoredeilibri7: Ha mai visitato i luoghi da lei descritti nel romanzo?

Gabriele: Sì, li conosco molto bene, dal momento che sono vicini al luogo in cui abito e ho voluto descriverli nel modo più preciso possibile, sperando di aver restituito la loro notevole bellezza. Sono posti forse non particolarmente conosciuti e scarsamente valorizzati dagli italiani, ma amatissimi dagli stranieri, in particolare dagli inglesi. Tanto per fare un esempio quando andai alla ricerca del tempio massonico di Minerva Medica, nella campagna pisana, trovai solo un cartello arrugginito ai margini della strada, poi nessun altra indicazione. Lasciata l’auto domandai a un cacciatore dove fosse e quello non mi seppe rispondere, poi accidentalmente feci pochi passi e notai qualcosa di decisamente inconsueto e quasi fuori contesto: un edificio dalle fattezze di un tempio antico, con colonne rossastre seminascosto da un boschetto, che gli conferiva un’aura di mistero, resa ancor più forte dalla presenza di ceri spenti ai lati di un lungo viale d’accesso.
Anche gli altri luoghi del libri sono decisamente affascinanti: i calanchi presso il paese di Palaia, lo spettrale paesino abbandonato di Toiano e l’elegante villa San Michele che appare improvvisa percorrendo una stretta stradina di campagna. Il fascino di quei posti è dato anche dal contrasto tra edifici eleganti e imponenti (un altro esempio è il villaggio semiabbandonato di Villa Saletta, presso Palaia, usato dai fratelli Taviani come ambientazioni di alcuni loro film) e paesaggio selvaggio o profondamente agricolo. L’effetto è straniante e dirompente. Sembra di assistere alla lotta tra la volontà dell’uomo di imporre la propria presenza e la rivolta della natura che sembra rifiutarla, facendo crollare case e chiese nelle frane.

Lodoredeilibri7: Il suo libro preferito? 

Gabriele: Ne ho parecchi e fare una scelta è difficile. Adoro la Divina Commedia, così piena di significati nascosti e mi commuove l’empatia di Dante nei confronti di alcune anime dannate. Fra i libri più recenti amo in particolare Miliardi di tappeti di capelli di Andreas Eschbach, un esempio unico di fantascienza e Picnic a Hanging Rock di Joan Lindsay. Trovo splendida l’idea di rivelare il finale della storia solo dopo la morte dell’autrice.

L: C’è un po’ di lei in Thelonius?

G: Del sottoscritto in Thelonius c’è sicuramente la solare misantropia. Come il sottoscritto ama la solitudine, starsene in mezzo alla natura, lontano dalla confusione. Non odia la gente, ma il rumore che questa produce quando non rispetta gli spazia altrui. Come lui sono affascinato dai dettagli, dal mistero, dalle storie poco conosciute. Siamo entrambi curiosi e decisamente imbranati nelle relazioni sociali, abbiamo un modo a volte strano di ragionare. La mia editor, una paziente signora marchigiana, una volta rileggendo il libro mi scrisse: “A volte Thelonius quando ragiona sembra stupido, non dovrebbe essere così, visto che invece è intelligente” – gli risposi: “Thelonius usa al meglio la propria stupidità, per questo è intelligente”. Quello che non gli ho detto è che il suo modo di ragionare è il mio. Lui può apparire stupido, ma è intelligente. Io non lo so.

L: La storia è meravigliosa, tratta temi quali la ricerca della libertà, dell’accettazione, amore per sé e per gli altri, ma è emerso il tutto solo al termine, mentre all’inizio sembrava una contrapposizione tra buddismo e un caso di possessione. Come mai questa scelta?

G: Innanzitutto grazie per il complimento alla storia. Il motivo per il quale amo scrivere i gialli, i thriller e le storie di mistero e che quando le creo non so mai come proseguono e spesso neppure come finiscono. Lascio che la storia mi parli, che prenda confidenza con me e si riveli via via, perché come scrive magnificamente Stephen King “è la storia, non chi la scrive”. Mi metto nella stessa situazione del protagonista, sono spaesato come lui, faccio i suoi stessi stupidi ragionamenti per dipanare il tutto nel corso nella narrazione. Mi piace lasciarmi sorprendere dalla storia e voglio che lo stessa sensazione la provi il lettore, che deve divertirsi, stupirsi e anche ricredersi delle idee che si era fin lì fatto.

L: È un libro interamente italiano, lei è italiano ed anche i luoghi da lei descritti, eppure i nomi dei protagonisti sono stranieri Thelonius, Toshiro madre giapponese, Katy, perché?

G: E’ vero: i personaggi sono interamente italiani, ma probabilmente non del tutto integrati in quella società, come Thelonius, che non ha un lavoro regolare, neppure una casa normale e non riesce né a comunicare con le istituzioni (il caso dell’autorizzazione dei lavori per l’abitazione è un esempio) né a conformarsi alla tipica socialità italiana. Se Katy e Toshiro sono più integrati di Thelonius, anche loro hanno delle incompletezze e il loro nome straniero rappresenta la loro condizione di non piena appartenenza.

L: È per caso un appassionato di enigmistica?

G: Sì, decisamente. Gli enigmi in un giallo sono poi come l’origano sulla pizza o il wasabi sul sushi (per omaggiare Toshiro). In entrambi i casi gli alimenti sono buoni e mangiabili, ma la differenza fra un pezzo di pesce con o senza quella salsina verde è enorme. Gli enigmi danno gusto al racconto, divertono e fanno pensare che all’interno della storia si nascondano altri significati non immediatamente visibili.

L: Può realmente una bambina di 9 anni fare ciò che ha fatto Stella? Non era forse un po’ troppo piccola?

G: Dovreste allora conoscere mia figlia!... Scherzi a parte credo che l’ingegno si acuisca con la necessità e le difficoltà. Anche io mi sono fatto questa domanda, ma allo stesso tempo ho pensato: cosa farebbe una ragazzina, per quanto piccola, in quella situazione? Le sue sono soluzioni possono apparire eccessive, ma in fondo la stessa Katy per arrivare a comprendere quel che può essere accaduto alla bambina si mette nei suoi stessi panni.

L: Come ha fatto a conoscere tutti quei tipi di medicinali? Si è semplicemente documentato?

G: Sì, per fortuna quella è stata solo una semplice documentazione, non c’è nessuna conoscenza dovuta a necessità o esperienza diretta.

L: Nel libro ci sono molti riferimenti, tipo “il guardone” Thelonius che scrive storielle erotiche, il “gioco” condotto dallo stesso con Giovanna, il modo di vestire molto seducente della dottoressa descritto nei minimi dettagli, o anche i rapporti tra Marianna e Giovanni. Insomma le piacerebbe scrivere romanzi per adulti?

G: Le dirò di più: li ho scritti e peggio ancora volevano pubblicarli. La storia dietro a queste storielle per adulti sarebbe di per sé oggetto di narrazione, anche piuttosto comica, a dire il vero. Il tutto accadde verso il 2001. Dopo esser stato sbattuto fuori dal mio lavoro di copywriter per un’agenzia pubblicitaria, mi ritrovai senza una parte di introiti. Così una volta, bazzicando una libreria mi imbattei in una serie di libri erotici scritti da donne per altre donne. Mi venne così un’idea per racimolare due soldi senza tanta fatica: scrivere storiacce erotiche fingendomi una donna. La mia fu anche una provocazione. Avevo provato a pubblicare racconti e romanzi e nel migliore dei casi mi rispondevano con frasi del tipo. “spiacenti, ma i suoi lavori non rientrano nelle nostre proposte editoriali” oppure “i suoi racconti presentano spunti originali, ma lontani dai gusti dei nostri lettori”. Sinceramente mi ero stufato di queste risposte e decisi di provocarli. “Vediamo adesso se ‘sta porcheria rientra nei gusti dei vostri lettori” mi dissi. Così in meno di una settimana buttai giù una storia erotica e assurda. Non la rilessi nemmeno, tanto mi sembrava ridicola, a dire il vero non credevo che un essere umano potesse mai fare fisicamente le cose che descrivevo in quella storiella. Era scritta veramente coi piedi, anche se la mia compagna sosteneva che per realizzarla avessi adoperato anche un'altra parte del corpo, ma lasciamo perdere… fatto sta che la inviai a un editore, firmandomi con un nome diverso dal mio (femminile ovviamente) e nel giro di una settimana quello mi mandò una e-mail, dicendomi che era una storia fantastica! Scoppiai a ridere, comunque la cosa non andò avanti, visto che la forza di quei libri era il fatto di essere scritti da donne e quindi la mia carriera di scrittore di storiacce erotiche non è mai decollata! Non sapete che vi siete persi, magari non potevate metterle in pratica, ma almeno le risate erano assicurate! In ogni caso mi sono rifatto con Thelonius, almeno lui ci riesce a campare con quella roba.

L: Cosa vorrebbe dire ai suoi lettori?

G: Li vorrei ringraziare. Non è semplice farsi leggere specie in un momento del genere, soprattutto quando non sei un nome famoso. L’unica cosa che vorrei suggerire è proprio quella di seguire il consiglio del grande Stephen King che ho citato in precedenza. Insomma non state tanto a seguire lo scrittore, cercate invece le storie che possono appassionarvi e leggetele.


Ma il blogtour continua...

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