giovedì 14 luglio 2016

Intervista a Giulia Bacchetta su "Emma Braccani. Perché io non posso"


Un ringraziamento più che speciale a Raffaella, per averci aiutate ed aver intervistato anche per noi Giulia Bacchetta.
Grazie.




Lodoredeilibri7 (Raffaella):  Spiegaci in poche parole chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita.

Giulia: Questa è sempre una delle poche domande a cui non riesco a rispondere entro i dieci minuti di tempo perché non mi piace parlare molto di me. Mi rendo conto che è necessario farsi un po' conoscere e non solo far conoscere le proprie storie. Adoro mangiare, cucinare ho la passione per il cinema, per la lettura, per dolci guai se non li nominassi. Mi piacerebbe anche dipingere ma non ne sono capace, proprio per niente! Vivo a L'Aquila ed ho un dolcissimo fratello a quattro zampe di nome Hitch! Sono l’ antisport in persona, ed infatti ho praticato soltanto il Karate. Il ruolo che la scrittura ha nella mia vita è di quiete; sono una persona un po’ irrequieta, mia madre dice che sono matta, il più delle volte. La scrittura mi stabilizza; trova in me un equilibrio che nella vita di tutti i giorni stento a trovare. È il mio luogo sicuro.

L: Molti scrittori affrontano frequentemente il tema dell’amore. Perché hai scelto di trattare il tema della violenza nel tuo romanzo?

G: È una cosa che sento dentro. Qualche mese fa mia madre mi ha confessato che già alle elementari inventavo temi dalle trame abbastanza complesse e la stessa maestra non riusciva a capirne il filo conduttore. Chissà quanti personaggi e fatti facevo scomparire in maniera ingiustificabile, ma avevo 8 anni, questo ad oggi giustifica il tutto. Sento il mio istinto attratto da queste problematiche le quali oggi giorni più che ad essere abbattute continuano ad accrescere sempre di più. Per non parlare dei casi di femminicidio, che ogni giorno sono sulle prime pagine di giornale. Semplicemente sento di voler dare il mio piccolo contributo. Ciò non significa che io non sia una persona romantica nella vita reale, Anzi è solo che non sento questo grande bisogno di scrivere d'amore. In Emma Braccani c'è una simpatia tra lei e Filippo, vedremo cosa accadrà. Con questa storia, vorrei non far sentire le persone sole, ed incitarle a ritrovare la loro serenità, quella che chi non superiore a loro, le ha strappato. Ci sono state alcune persone che chiedono:" Perché dovrei leggere il tuo romanzo?
E quasi sempre rispondo loro:”Be' se per caso avessi voglia di riscatto...”

L: Quale dei personaggi dei tuoi libri ti rispecchia?

G: Le mie basi le ho affidate ad Emma, la protagonista. Lei ama la filosofia e poi la psicologia e anche i dolci. Credo che in questo siamo molto simili, anche se poi in realtà molto personaggi rappresentano una parte di me.

L: C’è un personaggio della storia che ti è più a cuore?

G: In realtà ne ho più di una; Emma essendo la protagonista lo è sicuramente, ma non è l’unica a presiedere gli spazi del mio cuore; ci sono altri due personaggi insieme a lei, e che al momento preferirei non rivelare, per il semplice fatto di non voler influenzare chi sarà a leggere e seguire questa storia

L: Sappiamo che Roberto, padre della piccola Emma ha avuto un’infanzia difficile, vittima di continue proteste da parte della madre Olga sul lavoro umile del marito. Pensi che in qualche modo la sua infanzia abbia condizionato negativamente la persona che è diventata?

G: Sicuramente, il romanzo si apre con un background sull’infanzia di Roberto. Avevo tredici anni quando sentii il bisogno di immaginare il suo passato, necessario per guardare poi l’uomo che sarebbe diventato. Non volevo però tenerlo solo per me, bensì pensai di scriverne un pezzo, che sarebbe stato appunto il primo capitolo. Dico un pezzo, perché ovviamente quella non è tutta la sua infanzia. Sicuramente ciò che viviamo da bambini, e questa non è una mia opinione ma è un dato scientifico, incide molto su quello che un giorno diventeremo. Sai, ci è stato un lettore che dopo aver letto questo romanzo mi ha detto:" Non so se provare pena per Roberto, conoscendo una piccola parte del suo vissuto, oppure odiarlo e basta.” A tal proposito, posso rispondere che noi uomini siamo il frutto non solo delle nostre esperienze, ma anche delle nostre scelte. Non vorrei dilungarmi troppo perché sarebbe uno spoiler. In ogni modo, hai letto il romanzo, per te Roberto da ragazzino, era una persona buona o cattiva? Questo lo lascio dedurre a voi lettori.

L: Sappiamo che il personaggio di Olga non è uno dei ben accetti. Si dice che “i nonni amano più i nipoti che i figli” Perché Olga non ha dimostrato neppure una volta di saper amare i suoi nipoti?

G: È vero, ma come spero di aver fatto capire nel romanzo, Olga è la cattiveria fatta persona. È noto anche il suo astio nei confronti di sua nuora, Rosa; le sue nipoti Marta e Emma non sono altro che il frutto dell'amore tra suo figlio e sua nuora. Stando così le cose la sua coscienza è come se pensasse:” Perché amare le figlie di quella donna?
Be' non sono soltanto le figlie di sua nuora, ma anche metà di suo figlio. Si, ma Olga non guarda mai il bicchiere mezzo pieno, lei lo guarda sempre mezzo vuoto. Per lei non conta l’essenza, ma la facciata.

L: Fin dall’inizio della storia il nonno paterno di Emma non ha avuto alcun ruolo nella storia ed è sempre rimasto taciturno e obbediente alla moglie. Perché?

G: Semplicemente perché la personalità di nonno Mario viene annullata da quella di sua moglie Olga. Nel romanzo non si cerca di sensibilizzare solamente la violenza psico fisica sulle donne ma anche sugli uomini e nonno Mario, il marito della terribile nonna Olga, ne è la prova. Non ho voluto schierarmi soltanto dalla parte del mio genere in quanto come avrai notato anche tu, i cattivi in questa storia sono sia donne che uomini. Nonno Mario ha suscitato molta tenerezza da parte dei lettori, forse perché hanno colto la sua semplicità d’animo; lui vive come se la sua esistenza fosse unicamente finalizzata a lavorare e soddisfare i desideri di sua moglie. Vive per gli altri, e sopravvive per se stesso. Olga ha una personalità troppo forte rispetto a suo marito e questo comporta una sottomissione di quest'ultimo. Il plagio mentale purtroppo coinvolge entrambi i generi: se hai una personalità debole come quella di nonno Mario, la tue esistenza sarà completamente segnata, o meglio, resa nulla.

L: Inizialmente la protagonista Emma subisce in silenzio le violenze e le costrizioni del padre e successivamente riesce ad esaminare la situazione da un altro punto di vista. Perché subisce questo cambiamento?

G: Emma è una ragazza molto introversa, e questo la conduce a sfogarsi sulle pagine del suo diario segreto senza alcun la spinta nel ribellarsi realmente alle imposizioni di suo padre Roberto. Il cambiamento avviene perché lei possiede un forte senso di riconoscimento verso la sua dignità . Il modo tirannico di suo padre ad un certo punto viene a pesare sulla sua dignità e questo la porta a capire che non basta rifugiarsi tra le pagine di un diario.

L: Sappiamo che Marta, sorella maggiore di Emma è stata una ragazza ribelle fin da piccola. Nella storia ritengo che sia la più coraggiosa delle donne e la prima a ribellarsi alle ingiustizie del padre. Perché hai voluto che la contestazione partisse proprio da lei?

G: Marta ed Emma hanno due carattere completamenti diversi; la prima è un tipo estroverso, istintivo, mentre la seconda come già ho detto prima, è introversa e razionale. Marta non riesce a riflettere, a calcolare quando sia il momento giusto per ribellarsi. Lei agisce e basta.

L: Nella storia incontriamo altri personaggi come Anna, Elisabetta, Achille e Simone che ad un certo punto della storia abbandonano Emma e la allontanano dal gruppo. Perché hai voluto inserire quest’ennesima delusione che ha sconvolto maggiormente Emma? Perché non si sono rivelati essere gli amici che credeva?

G: Semplicemente perché non sempre ciò che conosciamo da tempo, si rivela poi essere quello che è sempre stato. Mi spiego meglio: Emma ha conosciuto i suoi amici sin dai teneri tempi dell’asilo, e finché si condividono giochi i bambini sono sempre uniti. Nel caso di Emma, e credo in molti casi nella vita reale, assistiamo ad una transizione dall’età infantile a quella adolescenziale. E’ “normale” che questa crescita possa rivelare delle disparità tra i loro stili comuni. Nel libro Emma viene messa davanti ad una scelta da parte del suo amico Achille, che le propone di sacrificare sé stessa e continuare a condividere con tutti loro ciò che hanno scoperto di nuovo ed hanno aggiunto nella loro quotidianetà: il fumo e l’alcol.. Emma non ci sta, sceglie se stessa, ignara forse del periodo di solitudine che l’attende. C’è anche da dire che prima di questo credo sia evidente la tensione tra lei e il suo gruppo di amici. Sarebbero scoppiati prima o poi.

L: Al giorno d’oggi siamo tutti consapevoli che il denaro sta divorando l’anima di molta gente che si rivela essere di facile corruzione. Hai descritto questo comportamento scorretto nelle assistenti sociali e negli avvocati. Come mai hai voluto inserire questo tema nella storia?

G: Odio la slealtà di qualsiasi natura essa sia. La corruzione è così diffusa nel nostro Paese che non ho saputo rimanervi indifferente. Ho voluto dire la mia, e l’ho inserito nel romanzo.

L: Nella storia ho notato che la psicologa Santilli è stata l’unica ad aver inquadrato il brutto carattere di Roberto. Come mai nel giorno dell’aggressione ad opera della nonna Olga e di Roberto per rubare la statuetta dell’elefante di proprietà di quest’ultimo, Rosa si è rivolta solo alle assistenti sociali e non alla Dottoressa Santilli?

G: Ottima osservazione. Sulla questione delle tre assistenti sociali, ti prego di concedermi una piccola premessa: ci sono stati alcuni lettori che dopo aver letto il libro mi hanno detto:” Il comportamento delle tre assistenti sociali mi ha suscitato due ipotesi: loro hanno affidato il caso della famiglia Braccani alla psicologa Santilli perché volevano davvero aiutare questa famiglia a risolvere le loro problematiche? Oppure per togliersi il caso di torno?”

G: Tu ora mi vorrai chiedere cosa possa riguardare questo alla domanda che mi hai rivolto, ma in realtà le due cose sono correlate. Le assistenti sociali sono state incaricate dallo Stato, in particolare dall’O.R.A.S ( l’ordine regionale degli Assistenti Sociali), che ha affidato loro il caso della famiglia Braccani, in particolare la tutela verso la minore: Emma. Per cui Rosa, a chi altro avrebbe dovuto rivolgersi? Alla psicologa Santilli? Anche, visto che è stata l’unica a non farsi corrompere dal falso buonismo di Roberto. Rosa non ci pensò minimamente a contattare la Santilli proprio per questa ragione; la dottoressa Santilli è una psicologa famigliare privata, ed infatti Roberto a seguito di ogni seduta le doveva del denaro, e con ciò credo che non avrebbe avuto alcun potere di intervenire su quel terribile episodio che vide vittime le due sorelle.

L: Quando Emma viene traferita al convitto di minori, fa conoscenza con Virginia e Vanessa. Virginia è una ragazza scontrosa e viziata mentre Vanessa è più semplice e amichevole. Come mai hai voluto inserire due caratteri nettamente distinti che entreranno a far parte nella vita di Emma?

G: La tua osservazione è giusta; Virginia è una ragazza dal carattere un po’ superficiale, molto istintivo, sempre allegro ma al contempo quasi infelice date le sue continue pretese e la sua ossessione sui capi della moda e make-up; Vanessa è molto più matura invece, agevolata dalla sua età più grande di Emma e Virginia. Tuttavia, lei ha un carattere quasi simile a quello di Emma ed infatti entrambe hanno la passione per la psicologia. Vanessa e Virginia sono due amiche che si potrebbero ritenere quasi come sorelle. L’una dà il sostegno all’altra, anche se poi lo esplicano in maniera differente. Ma c’è da dire che vivono in un convitto, lontane dalle loro famiglie, e credo sia d’obbligo in questi casi, darsi sostegno reciproco. Nel dormitorio femminile Emma è la loro compagna di stanza, credo che non le poteva capitare di meglio.

L: Arriviamo alla domanda più interessante che ho deciso di porti. Questa domanda è dedicata a Filippo, il solo e unico ragazzo che in qualche modo riesce ad avvicinarsi ad Emma e a rimanerle accanto. Filippo è l’unica persona che nonostante i continui rifiuti ed allontanamenti da parte di Emma non si arrende e combatte per lei. Perché hai voluto imprimergli questo carattere ostinato e al tempo stesso dolce? Nei romanzi successivi subirà qualche cambiamento o combatterà continuamente per veder felice Emma?

G: Filippo, come ogni personaggio presente nel romanzo, ha un suo vissuto, che ancora non ho rivelato in questo primo libro, anche se a dire la verità è stato lui a non volerne mai parlare. Il suo carattere ad alcuni è risultato opprimente, presuntuoso e narcisista e in un certo senso non hanno tutti i torti. Come mai continua a lottare per Emma? Il suo carattere è giustificato dal suo vissuto.

L: Un altro personaggio che si è rivelato scontroso è Suor Maria Carmela, la superiora del convento che rivolge ad Emma numerosi sguardi arcigni. Il personaggio della suora subirà un cambiamento? Emma riuscirà ad addolcire il suo cuore di pietra?

G: Ammetto che con questa domanda mi hai messa in difficoltà, ma la cosa mi piace. Suor Maria Carmela, la superiora del convitto è sicuramente un personaggio da tenere in considerazione durante la lettura del romanzo. Quello che accadrà nell’evoluzione del suo personaggio, non posso rivelarlo ma ciò che posso dirti è che sicuramente questa suora possiede tante responsabilità; nel convitto Julius vi sono molti ragazzi sia maschi che femmine, con problematiche famigliari e lei non può farsi sfuggire la situazione di mano.

L: Incontriamo nella storia un altro personaggio che si rivela essere coperto da una nube di mistero. Sto parlando di Fanny. Il primo incontro tra Emma e Fanny non è stato del tutto concreto. Nei successivi romanzi le due ragazze avranno modo di conoscersi? Tra loro nascerà dell’amicizia?

G: Sono felice che tu abbia prestato attenzione sul personaggio di Fanny; io adoro scrivere di lei ma purtroppo come hai potuto vedere anche tu, in questo primo romanzo ho scritto davvero poco. L’aspetto strabiliante di Fanny è che lei non si cura del suo aspetto, ed è questo a metterla in cattiva luce agli occhi di Virginia, ma al contempo non si cura nemmeno degli altri. Fanny è una ragazza di poche parole; poche ma incisive. Sempre con lo sguardo tenebroso ed infatti il suo primo incontro con Emma non è stato poi così armonioso. Come hai tu hai trovato la questione misteriosa, anche Emma l’ha osservata nel tuo stesso modo; il carattere di Fanny, stuzzica la curiosità di Emma. Sicuramente la questione si evolverà.

L: Com’è stato spaziare dalla scrittura di un Young Adult come Emma Braccani ai racconti de “Le avventure del piccolo Ilian”?

G: Divertentissimo! Scrivere Emma Braccani è bello perché mi rende felice ma al tempo stesso impegnativo, non che scrivere Le Avventure del piccolo Ilian non lo sia, però sono di certo due generi contrapposti e di conseguenza, anche le emozioni che mi scaturiscono sono differenti. Emma Braccani libera in me la rabbia, la serietà e quella profondità di pensiero che mi solleva da terra, mentre il piccolo Ilian riesce a farmi venir fuori una forma d’ironia che sa concedermi quel sano divertimento. Iniziai a scriverlo quando ero una bambina, e riprenderlo è stato una scelta fatta d’istinto. In quel momento ho pensato “Ridiamo un po’, ricacciamo quel furfante di Ilian dal cassetto.”e così è stato. Spero di pubblicarne altri volumi, non potrei dire addio a questo marmocchio dal cuore prodigioso e anche da piccola peste, perché sarebbe come dover rinunciare ad una parte di me e la cosa non mi entusiasma.

L: Come ho potuto constatare ami scrivere le favole e dal giorno alla notte ne componi una nuova. Come nasce questa tua passione per le favole?

G: Si è vero, in realtà le ho amate leggere sin bambina e adesso che sono più grande, sento il bisogno di scriverne qualcuna. Credo che fra qualche mese le pubblicherò tutte in un'unica raccolta e saranno legate a Le avventure del piccolo Ilian. Questo perché s’intitoleranno Le fiabe di nonna Gilda, come a voler indicare che sia stata lei ad inventarle pensando al suo unico e simpatico nipotino.

L: Avrei un’ultima domanda sul romanzo, e credo sia una delle più importanti di tutta la storia: il diario segreto di Emma. Domanda semplice: Come hai avuto questa idea? Anche tu da ragazzina avevi un diario segreto?

G: Si, ne ho avuto più di uno, ma ci scrivevo di tutto tranne che i miei pensieri. Io sono una persona ancora più riservata di Emma e non mi sono mai fidata a “parlare” di me neanche a un diario segreto. In alcuni ci scrivevo poesie, in altre le avventure di Tosca e Prisca, in altri , e questa cosa è anche un po’buffa, i testi delle sigle che avrebbero avuto le mie storie immaginate sullo schermo del cinema. E canticchiavo anche la base musicale! Una pazzoide, lo so, ma da bambina ero felice così. Per quanto riguarda l’idea del diario che ho affidato ad Emma, è uscita d’istinto; Emma è una ragazza introversa, non si confida molto neanche con Eleonora la sua migliore amica, ma la sua mente è troppo veloce della sua costanza e questo la porta a sfogare tutto di sé su semplici fogli di carta. Non solo, il diario in realtà è un elemento quasi centrale del romanzo, e la sua invenzione è stata data anche da questo.

L: Ha qualche consiglio da dare alle giovani leve che come lei hanno una storia da raccontare?

G: Posso dare il consiglio che ho dato a me stessa: devono essere se stessi. Devono scrivere ciò che amano scrivere e non quello che la massa predilige.

L: Ho letto che nel 2015 hai partecipato ad un concorso fotografico “Scatti di libertà” di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, i cui fondi sono stati devoluti in beneficienza all’Associazione “AIED”. Come mai hai partecipato a questa iniziativa?

G: Mia madre vide un inserto sul giornale, sul quale proponevano un servizio fotografico volto alla sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, i cui fondi sarebbero poi stati devoluti in beneficenza. In quel periodo io ero ancora impegnata nella stesura di questo romanzo e non appena mia madre me lo fece notare, dentro di me si accese l’impulso di voler partecipare. Ricordo che ciascuna ragazza avrebbe dovuto immedesimarsi in due pose con le quali avrebbero rappresentato nei migliore dei modi i messaggi contro la violenza, ed associare ad esse una frase di sensibilizzazione. Ricordo di aver fatto due foto, come tutte le altre ragazze, dove in una apparivo frontale ma con metà del volto in bianco e nero, mostrante un espressione molto seriosa. A questa inventai la frase “Riserva la metà di te stessa per combattere l’orrore”. Nell’altra invece, dove ero stata fotografata a semi profilo e con i capelli alzati dal vento, inventai la frase:” Denunciando la violenza liberi la tua anima.” E’ stata una bellissima esperienza . Le foto di tutte noi furono poi esposte in vari negozi della città e i nostri contributi devoluti in beneficienza.

L'intervista non finisce qui! Se volete proseguirne la lettura basterà cliccare su questo link: https://thereadingslove.blogspot.it/2016/06/recensione-emma-braccani-perche-io-non.html dove troverete il resto dellintervista


Buona lettura!

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