venerdì 6 gennaio 2017

Intervista a Cecile Bertod su "Ti amo ma non posso"


Cecile Bertod  ha risposto alle nostre domande!







Ecco cosa le abbiamo chiesto...



Lodoredeilibri7: Da dove ha origine la tua passione per i romanzi d'amore?

Cecile: In realtà non ho mai letto romanzi d’amore, fin quando non ho conosciuto, e del tutto per caso, la Kinsella. E questo tipo… Mmm… Avevo vent’anni? Una cosa del genere. Sono stata un po’ tardiva, ma quello è stato il mio primo amore per il rosa, trasceso poi negli storici con la Kleypas e cristallizzato nell’Urban Fantasy con Shadow Hunters. Non leggo tantissimo rosa, perché in realtà i miei libri preferiti sono d’avventura per ragazzi, al massimo tergiverso sui classici, ma quando riesco a beccare un romanzo d’amore che rispecchia un po’ tutte le cose che mi piacciono di più impazzisco. Letteralmente. Passo dall’indifferenza all’adorazione schizzata da fan, in totale estasi, sguardo adorante e farfalle allo stomaco.

Lodoredeilibri7: Ci sono state esperienze personali tue che ti hanno ispirata nella stesura di questo romanzo?

Cecile: Mah. In realtà no. Perché più che le mie erano quelle che mi colpivano indirettamente, leggendo i commenti di chi seguivo o conoscevo e frequentavo in quel periodo. Per una volta più che parlare di me o di un’esperienza vissuta, anche se poi stravolta nella trama e riadattata al genere, volevo scrivere di tutte quelle meravigliose persone che mi sono state accanto fino a oggi. Paure e insicurezze che vivono ogni giorno e che condivido perché come loro combatto con le stesse preoccupazioni.

Lodoredeilibri7: Un libro che ami?

Cecile: L’isola del tesoro. È in assoluto il mio preferito.

L: Come mai i protagonisti sono due giornalisti?

C: Ah… Ehm. Non lo so.

L: Ho adorato Dave la sua rigidità e la sua presunzione, hai una predilezione per gli uomini con un carattere forte?

C: Io amo le persone vere che nascondono la propria fragilità dietro una forza apparente. Adoro i burberi. Gli orchi buoni. Quelli a cui non strapperesti un sorriso neanche pregando, ma che in realtà… Forse perché nella mia famiglia sono tutti un po’ così. E poi non so, sono troppo aggressiva per potermi confrontare con una persona tranquilla, finirei per travolgerla. Ho bisogno di qualcuno che sappia reggere gli urti. Poi certo, cerco di variare nei caratteri, ma se devo scegliere protendo deliberatamente verso lo “stronzo endemico”. Affinità genetica condizionata.

L: Un po’ di psicologia dei personaggi: Sam è un personaggio insicuro e fragile, che alla fine sfodera tutta la sua “forza”, ci parleresti di questo personaggio così simile ad ognuna di noi?

C: Sam era un mezzo per dire qualcosa. Una voce che desse sfogo ai miei pensieri. È un po’ tutte noi perché è purtroppo questo che siamo oggi, ragazze insicure che fanno girare il mondo attorno a una bilancia. Calcolano la felicità in grammi. Nutrono sogni di barrette dietetiche. Prima non eravamo così. Così terribilmente condizionate. È come se fossimo diventate incapaci di guardarci per quello che siamo davvero ed è qualcosa che sento particolarmente, perché ho passato più di dodici anni in perenne conflitto con me stessa. Bulimica, purtroppo, per tutta l’adolescenza. Ridotta quasi a uno scheletro e continuavo a vedermi grassa, infelice, imperfetta. Poi l’età, un po’ di buon senso e ne sono uscita e ci sono stati anche periodi in cui sono ingrassata eppure non ero mai stata più serena con me stessa. E dopo essermi vista di qualsiasi taglia possibile, oggi ho raggiunto finalmente un equilibrio. E riguardandomi indietro rivedo la mia stupida cecità. E quando vedo ragazze che come me ancora si trascinano in quegli assurdi dubbi, mi verrebbe voglia di urlare: guarda che non è così. Guarda che sei bellissima. Ecco perché Sam. All’inizio è un po’ tutte noi, alla fine diventa ciò che auguro a ognuna di noi, me compresa. Forse banale, già sentito, non lo so, ma ci tenevo lo stesso a dirlo.

L: Diciamo che il personaggio di Al è misterioso, ma diciamo anche che si nasconde sotto un telo trasparente, perché hai voluto far apparire così intrigante questo personaggio avvolgendolo nel mistero se poi in qualche modo appariva sempre più misterioso ed affascinante Dave?

C: Volevo che una persona come Sam, cresciuta pensando di non poter avere nulla, per una volta avesse la possibilità di scegliere, ma che non fosse una scelta di comodo. Non era questo il messaggio che cercavo di dare. Non volevo che si accontentasse. Volevo che scegliesse liberamente senza limitazioni, perché le uniche limitazioni che abbiamo siamo noi stessi a imporcele. Al doveva riuscire a reggere il confronto con Dave, addirittura superarlo. E questo perché anche Dave, che fino ad allora per lei era stato un dio, doveva venire fuori per quello che è realmente, difetti compresi. Umano come tutti noi.

L: Non mi uccidere, devo chiedertelo altrimenti muoio. Ma possibile che per tutto quel tempo a Sam è andato bene stare insieme e chiamare uno Al, senza sapere il suo vero nome o il suo vero cognome? Possibile che da giornalista non abbia fatto ricerche o cose simili? Perché? Io avrei indagato sfruttando tutte le mie possibilità, oppure l’avrei messo al muro minacciandolo con un coltello… (sono un po’ drastica!)

C: Ahahah.. Be’, perché Sam non vuole sapere chi sia realmente Al. È così bello credere nelle favole, e capita così di rado di viverne una. In questo mi sono messa al suo posto, a volte non apro le email per non dover scoprire cosa c’è scritto. Ho messaggi di anni fa ancora chiusi nel telefono, che aspettano solo di essere letti. So di essere poco credibile, ma immagino esistano due tipi di persone, quelle che guardano il mago dalla platea con gli occhi sgranati e quelle che sbirciano nel cappello in cerca del trucco. Io rientro nella prima categoria. E resto convinta che dalla tuba possano uscire anche conigli, con la giusta bacchetta. Lo so, sciocche illusioni, ma bellissime, sciocche illusioni.

L: (Una domanda spoiler) L’effetto sorpresa è assolutamente garantito nel risultato del concorso, forse un po’ me lo dovevo aspettare ma infondo ci speravo… solo una domanda perché? Perché non lei?

C: Perché no. Perché non era quello il punto. Perché doveva credere in lei da sola, perché era giusto così, non perché aveva vinto un concorso. Doveva scoprire di essere speciale restando una semplice giornalista sottopagata del Chronicle. Con una corona in testa è troppo facile!

L: Appena uscì lessi “Non mi piaci ma ti amo” me ne innamorai (io come milioni di lettrici) ed è ancora sul podio della mia classifica personale, un successo indiscusso e meritatissimo. Quindi, dopo le precedenti esperienze ti aspettavi il successo che hai avuto?

C: Ah… Ehm, io neanche lo considero un successo. Nel senso, successo? No. Cioè. Cioè sì, è successo che io sia finita in una libreria. È successo, inaspettatamente, che qualcuno l’abbia letto. È successo. Non so se succederà più. Posso solo augurarmi che succeda ancora.

L: Cosa vorresti dire in merito al tuo romanzo?

C: Abbiate pietà di Dave. Non è cattivo. È che lo scrivono così!

L: Cosa vorresti dire a tutte lettrici?

C: Grazie.

Immensamente.

Ogni volta mi date la possibilità di continuare a scrivere, ogni volta spero solo di aver fatto del mio meglio per ripagarvi del tempo speso tra le mie parole.




Ringraziamo Cecile per averci permesso di capire, per averci dedicato il suo tempo e per tutto ciò che ha fatto per noi pubblicando questo libro.


lodoredeilibri7

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