Giulio
giovedì 14 dicembre 2017
La guerra al miglior entertainment tra Marvel e DC continua, e alla grande.
La DC punta in alto portando sul grande schermo la sua “lega” di eroi, in contrapposizione alla fazione
targata Marvel.
I Marvel Studios che, divenuti la Pixar dei cine-comics, sfornano per ogni loro personaggio un grande film.
La DC Comics rimane eterna seconda, pur avendo dalla sua niente di meno che Superman, nell’immaginario
collettivo il supereroe per eccellenza, nonché quello più forte in assoluto. Un botta a e risposta che
continua a riempire gli schermi dei nostri cinema con grande azione, buoni sentimenti e lodi agli eroi
provenienti dalla carta stampata.
Le intenzioni che guidano questi grandi progetti editorial-cinematografici sono differenti stilisticamente
eppure convergenti sull’unico scopo di rimescolare e donare nuova linfa ai supereroi di carta che,
nonostante i molti detrattori, e gli altrettanti sostenitori, possono essere definiti come una fetta della
letteratura moderna, seppur “disegnata”. Le storie a fumetti stanno da anni appassionando anche il grande
pubblico della Settima arte, e non sono più esclusiva dei nerds.
La svolta, nella cinematografia che attinge dai fumetti, è avvenuta con lo “Spider-man” di Sam Raimi per la
Marvel, i cui diritti all’epoca appartenevano ancora alla Sony Pictures, e con il “Batman begins” di
Christopher Nolan. Queste due pellicole hanno segnato una linea di demarcazione dal Cinema pop che le
aveva precedute, maturando in un linguaggio visivo e narrativo che rispecchiava a pieno lo spessore
artistico dei due citati autori, dimostrando che il mondo dei comics ha avuto grandi penne alla guida delle
loro storie.
Dalla fine di quelle due celeberrime saghe, tutti i cine-comics che le hanno succedute hanno suscitato in me
la forte sensazione che nessun altro regista e/o sceneggiatore fosse capace di calibrare e trasporre, quanto
loro, le storie a fumetti sul grande schermo. Ci hanno provato, ma in pochi si sono avvicinati a quel
risultato, cioè il perfetto equilibrio tra intrattenimento puro e grande narrazione di una storia.
Alcuni hanno saputo seguire e mantenere le linee guida dettate da quelle pellicole, con sceneggiature e
regie che hanno costruito vicende realistiche e quasi credibili su uno sfondo completamente fantastico.
Altri hanno fallito nel tentativo di ricalcare quegli indirizzi, altri ancora hanno cambiato rotta con l’intento,
quasi tutto commerciale, di svecchiare qualcosa di ancora così nuovo con dei reboot alquanto prematuri. Ci
sono stati anche alcuni esperimenti indipendenti che hanno raggiunto risultati eclatanti e inaspettati,
rispetto a prodotti mainstream destinati sin dalla nascita ad un fantomatico e mai arrivato successo.
Zack Snyder sembra un eterno reduce del suo “300”. “Man of steel” è stato un film col quale era quasi
riuscito a fare un passo in avanti rispetto a quanto è stato già fatto nel panorama dei cine-comics, perché,
oltre alla forte estetica “trecentesca”, funzionale al cambio di rotta grafico anche nell’universo di
Superman, pure la costruzione non lineare dello script aveva raggiunto lo scopo di mescolare passato e
presente del personaggio facendoci vedere tutto ciò che ci si poteva aspettare da una vera origin story,
elementi introdotti grazie alla guida di C. Nolan come co-autore del soggetto e produttore.
Detto ciò, punto, a capo, e un passo indietro.
La DC, nel tentativo forse di stare al passo con la Marvel, ha compiuto scelte programmatiche e
commerciali evidentemente di basso impatto sul pubblico. Pellicole come” Batman V Superman” e “Suicide
Squad” sono da considerarsi delle accozzaglie di personaggi caricature di se stessi o degli attori che li
interpretano, immersi in situazioni ridicole, che rovinano le storie da cui sono tratte le vicende. Nulla in
quei film attrae facendo provare allo spettatore quelle emozioni che si avvertono quando ci si appassiona
ad un personaggio ed alla sua storia. Sorgono dubbi anche sul perchè alcuni spunti interessanti, che
differivano dalla versione cartacea perché logicamente risultavano molto più adatti alla versione
cinematografica, siano svaniti nel nulla, uno su tutti gli effetti della kriptonite, sostituiti dall’esposizione o
meno del protagonista all’atmosfera del suo mondo (idea del buon C. Nolan, al pari di un'altra mente
geniale come J. Cameron che aveva donato l’idea delle ragnatele organiche per Spider-man, utilizzata poi
da S. Raimi).
“Justice League” contravviene con quanto avvenuto, per fortuna; è piacevole, ma il paragone con ciò che è
stato già visto in giro è inevitabile, e questo film non ne esce del tutto vincitore.
Distribuito nelle nostre sale il 16 novembre, è arrivato subito ai primi posti degli incassi di tutto il mondo,
nulla di nuovo per un cine-comics che promette una raccolta di tanti bei personaggi tutti insieme in un
unico film. Il film si apre mostrando cosa è diventato il mondo dopo la scomparsa di Superman ed in
conseguenza dell’ascesa di esseri alieni sulla Terra continuano a manifestarsi nuove minacce. Dopo una
carrellata delle storie personali di ogni personaggio, sorvolando sulle loro origini, appena accennate da
pochi dialoghi, ci si sofferma sulla vita che conducono attualmente in parti diverse del Globo. Il Batman di
Ben Affleck li cerca tutti e li raduna con l’aiuto di Gal Gadot aka Wonder Woman, nella prospettiva di
un’imminente mega-nemico conquistatore di mondi. Il film non manca di evidenziare i drammi che ognuno
di questi eroi si porta dietro, cercando di portare alla luce le motivazioni che li spingono.
La pellicola è stata girata da Snyder e rimaneggiata in gran parte dal papà degli Avengers, Joss Whedon, cosceneggiatore
e co-regista (non accreditato) per rimediare all’abbandono di Snyder dovuto a cause
personali. Le due mani sono evidenti e tutto il prodotto che ne viene fuori non può fare a meno di
sembrare una brutta copia ben riuscita di “The Avengers” della Casa delle idee.
Tutto il film è intriso di un’atmosfera talvolta inutilmente drammatica e tormentata, da situazioni
forzatamente umoristiche nel tentativo di smorzare la serietà di personaggi che si prendono troppo sul
serio, sostenuti da una costruzione dei dialoghi che non gli rende giustizia.
Tuttavia il passo in avanti c’è stato, narrativamente, nel creare una storia di gruppo che gradualmente si
amalgama per perseguire un fine superiore, e graficamente, perchè la DC ha dalla sua parte la capacità di
mantenere l’impronta stilistica di un autore, a differenza della Marvel in cui è la produzione che fa da
padrona, anche sulle scelte artistiche, riducendo il tutto ad un’immensa saga girata da un’unica persona,
quasi sicuramente una scelta di coerenza per il cosiddetto “Marvel cinematic universe”, ma il bello di
un’opera è anche riconoscerne la firma.
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