mercoledì 29 marzo 2017

David di Donatello 2017



L'evento italiano di premiazione cinematografica più importante dell'anno.
A distanza di un mese dall'Academy Awards statunitensi, a loro volta preceduti dai Golden Globe che ne costituiscono l'anticamera, i David premiano l'eccellenza italiana nella Settima arte e rappresentano nel contempo proprio quella "italianità" che ci contraddistingue da sempre.

Un'etichetta secondo la quale l'ambizione è al primo posto. L'ambizione di vedersi premiato un prodotto "di casa nostra" soprattutto al di fuori dei nostri confini, mentre la considerazione che se ne ha al suo interno, conta molto poco. I David, purtroppo, sono anche questo. Il simbolo di un'Italia che ogni anno si conferma bistrattatrice di se stessa.

Si perchè se in patria attendiamo sempre con ansia ciò che succede oltre oceano, nell'iconico Kodak Theatre in cui si svolgono le premiazioni per gli Oscar, quando si tratta di seguire ciò che accade qui da noi, la cerimonia di premiazione viene

mandata in onda nelle reti televisive con un velo di disarmante indifferenza da parte del pubblico mainstream, passando dalla rete italiana ammiraglia nonchè tv di Stato ad una rete che, guarda caso, sembra l'unica restante ad offrire il meglio che abbiamo in Italia, pur portando il nome di un non italiano.

A prescindere dal settore artistico, che sia esso cinema, musica, ballo, canto, etc, gli eventi che costellano l'apice dell'eccellenza artistica italiana sono stati gradualmente "accantonati" in secondo piano, in sordina minacciando di restarci, un secondo piano verso il quale stiamo chiudendo tutte le porte, almeno televisivamente, aspetto fondamentale se vogliamo rendere partecipi gli italiani del Cinema e di tutto ciò che vi gravita attorno.

È pur vero che in un'era in cui internet è ormai tutto, qualunque contenuto può essere fruito da gran parte degli internauti, ma questo rischia di essere anche una faccia della medaglia con la quale forgiamo la fine di determinate tradizioni che hanno segnato la storia dell'arte italiana su tutti i fronti. Succede con Miss Italia, succede con i David, accadrà anche con il festival di Sanremo? Viene da pensare che non resta che attendere.

In cosa l'italiano si riflette oggi? Cosa lo fa sentire parte di qualcosa? Quella sensazione patriottica di esistere in un "insieme" si sta perdendo? La speranza non si abbandona mai! Ma se continuiamo a seguire con pathos Golde Globe, Oscar, Palma d'oro, Orso d'oro, dimenticandoci che una bella fetta di storia in quegli ambiti l'abbiamo fatta noi italiani, perderemo la comprensione della nostra arte, del nostro talento, e con essi della nostra stessa identità.

Concluso questo, personalmente doveroso, intro, procediamo con la sintesi di quanto successo in una serata che si è presentata più scoppiettante di come si preannunciava (spot acuto e raffinato del bravissimo Claudio Santamaria a parte).

Premio al miglior film: La pazza gioia di Paolo Virzì, una sorta di Thelma e Louise con accenni ai valori esistenzialistici della vita, con il sapiente connubio di tristezza e di picchi di felicità, proprio come la vita stessa. Una pellicola nata da un'idea del pluripremiato autore toscano, fautore dell'ormai classico Ovosodo, il quale ebbe ispirazione guardando le due protagoniste del film attraversare la strada fuori da un suo precedente set. Virzì si riconferma autore raffinato e deciso, capace di uno sguardo sempre attento ai riflessi e alle ripercussioni della società nell'animo umano, conquistando infatti anche il premio per la migliore regia.

Miglior attore protagonista Stefano Accorsi per la rivelazione Veloce come il vento, miglior attore
Stefano Accorsi



non protagonista Valerio Mastandrea per Fiore. Due premi azzeccati per due interpreti che si riconfermano sempre all'altezza della sfida intrapresa.


Degni dell'attenzione ricevuta sono la pellicola Indivisibili, una storia dal sapore "Lynchiano" di amore fraterno tra due gemelli siamesi alla ricerca della propria individualità, gettate nel contesto di una Napoli cinica e spietata, che riceve il premio alla migliore sceneggiatura originale; la pellicola La ragazza del mondo che riceve il premio per la migliore regia esordiente, quella di Marco Danieli.

Oltre all'assegnazione dei premi, la serata non si è sottratta all'offerta di un bell'entertainment, con la asciutta conduzione di Alessandro Cattelan, proveniente dalle scuderie di Radio Deejay e ancor prima delle tv musicali, e con qualche buon discorso tra cui quello della premiata come miglior attrice protagonista per la Pazza gioia, Valeria Bruni Tedeschi, che incanta il pubblico con un discorso tanto surreale quanto globale, ringraziando tutto ciò che ha fatto parte della sua vita fino ad oggi. Ognuno ci vede ciò che vuole, a me ha ricordato in qualche modo che noi tutti siamo ciò che abbiamo fatto, che abbiamo visto, che abbiamo vissuto, siamo il risultato delle nostre scelte.

Giulio

martedì 28 marzo 2017

RECENSIONE: Canto Breve



TITOLO: Canto Breve

AUTORE: Pietro Fronterrè

EDITORE: Intrecci Edizioni

COLLANA: Enne di Intrecci

PAGINE: 106

PREZZO: €11,00








TRAMA

Pietro Arezzo, un affermato e noto storico dell’arte di livello internazionale, decide di fare il ritorno nella sua città di origine, un piccolo paese del sud che si affaccia sul mare, con magnifiche spiagge e caldo intenso.
Un viaggio questo, che lo porterà a rivivere i luoghi della sua infanzia, da cui riaffioreranno ricordi ma hai sbiaditi e sapori mai sopiti. In questa terra calda e piena di sole Pietro incontra Donatella, una giovane donna, dalla quale sarà completamente travolto. Un amore adulto e passionale che porterà Pietro ad una nuova consapevolezza di sé, della vita e dell’amore.
Un romanzo che vuol essere un inno all’amore e alla bellezza del nostro Paese.



RECENSIONE

Probabilmente all’inizio di questa lettura mi aspettavo tutt’altro, ma la promessa fatta nella trama, ossia che il romanzo in questione vuole svela e raccontare la bellezza del nostro Paese, è sapientemente mantenuta dall’autore. Non vi nego che questo romanzo mi ha trasportata in luoghi che non avevo mai visto e riportata in luoghi vicini e somiglianti a questo paesino del Sud, che ho visitato facendomeli in tal modo rivivere.
Ho ritrovato nel romanzo tanta verità, soprattutto sul fatto che quelle persone così invadenti e curiose, che circondano Pietro (il protagonista) fin dall’inizio, sono poi allo stesso tempo così gentili e disponibili, in grado di far sentire chiunque come fosse a casa sua.
Nella mia mente, più leggevo e più si fondeva l’immagine del protagonista con quella dell’autore, in realtà non so se l’intento fosse quello ma ho percepito questa sensazione, forse lo stesso nome o lo stesso paese di nascita dell’autore dove è ambientato il romanzo, non so, ma ciò mi è piaciuto molto, era come conoscere l’autore.
Il nesso con l’arte è bellissimo, mai avevo letto in un libro tanta sapienza in merito a questo tema, comprensibile data la passione dell’autore, (passione che effettivamente ci accomuna molto, dato che anche nella mia famiglia l’arte contemporanea ci sommerge).
Il libro è breve, ma il linguaggio utilizzato è semplice ed è proprio ciò a catturare il lettore, a farlo sommergere nella lettura e a farlo incollare alle pagine di questo libro. Effettivamente però, ho notato una scrittura adulta, mi spiego meglio, un linguaggio che seppure semplice è molto maturo, che mantiene un ritmo lento. Da poco più che ventenne non ho apprezzato particolarmente questa caratteristica, che al contrario sarebbe piaciuta molto alla mia vicina di ombrellone (ho ritrovato lo stesso stile di un libro che mi prestò lei).
La fine di questo romanzo è dolorosa, molto dolorosa, ma è una conclusione giusta che pone un punto e che fa riflettere moltissimo.

Un bacio
C.

domenica 26 marzo 2017

SEGNALAZIONE: Saga R.I.G.

AUTRICE DELLA SAGA: 
Liliana Marchesi


RADICE

Una  trilogia  Distopica  costruita  sulla  credenza  secondo  la      quale  l’uomo  conosce  e  utilizza solamente una minima parte  delle reali capacità del cervello.Una  Trilogia  in  cui  cuore  e  mente  si  scontreranno  in  uno  scenario    di  disordini,  passioni, complotti e atti estremi.Una storia che sconvolgerà le vostre menti!Un mondo perfetto in cui non vi è posto per la criminalità.Un  Sistema  impeccabile,  il  Mind,  che  ha  saputo  estirpare  il  marcio  dalla  società  e  donare  a tutti una vita serena e tranquilla.Certo,  le  differenze  fra  classi  sociali  ci  sono  ancora,  ma  a  tutti  è  stata  data  l’opportunità  di vivere con dignità.Solo   una   piaga   affligge   l’umanità:   le   numerose   ed   inspiegabili   morti   neonatali   alle   quali nessuno   sembra   voler   dare   il   giusto   peso.   Nessuno   eccetto   Kendall,   che   si   ritroverà   suo malgrado coinvolta nell’incredibile verità che si cela dietro a questi decessi.In  una  fredda  notte  di  Brooklyn,  la  vita  di  Kendall  Green  verrà  sconvolta  da  un  incontro inaspettato   che   le   rivelerà   l’esistenza   degli   Orfani,   una   fazione   segreta   che   è   riuscita   a sottrarsi al controllo del Mind e che farà di tutto per far crollare quest’impero di menzogne.

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IMPIANTO


Dopo  essere  stata  strappata  ad  una  vita  che  credeva  sua,  Kendall  si  è  ritrovata  immersa  in un  mondo  completamente  diverso  da  come  le  era  apparso  sino  a  quel  momento.  E  proprio mentre  era  sul  punto  di  scoprire  l'origine  del  legame  fra  lei  e  Trevor,  il  leader  degli  Orfani, un susseguirsi di avvenimenti imprevedibili l'hanno costretta a separarsi da lui.Kendall  è  ora  nelle  mani  di  Axel,  che  più  di  chiunque  altro  desidera  riesumare  i  suoi  ricordi perduti    in    modo    tale    da    poter    entrare    in    possesso    dell'informazione    che    brama disperatamente.Ma come la convincerà a collaborare?Che effetto avrà l'innesto della Radice su di lei?I  giorni  che  trascorrerà  nella  sede  del  Mind  comprometteranno  l'opinione  che  si  era  fatta degli Orfani?Oppure farà di tutto per trovare il modo di tornare al Mausoleo da Trevor?

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GERMOGLIO

  
Capitolo  finale  della  Saga  che  ha  tenuto  con  il  fiato  sospeso  i  Lettori  amanti  del  genere Distopico,  ma  non  solo,  che  si  sono  lasciati  coinvolgere  dall'appassionante  storia  d'amore  fra Kendall  e  Trevor.  Una  storia  d'amore  complessa,  tormentata  e  ostacolata  da  un  governo  il  cui unico scopo è quello di trasformare l'intera umanità in un'accozzaglia di burattini.Brooklyn.Kendall  è  finalmente  riuscita  a  fuggire  dalla  sede  principale  del  Mind,  dove  Axel  la  teneva prigioniera con l'aiuto di una Manipolazione mentale.Ma  ora  che  il  suo  passato  è  riemerso,  come  affronterà  il  presente  e  il  terribile  futuro  che l'attendono?Gli  Orfani  residenti  al  Mausoleo  cercheranno  di  addestrarla,  e  Trevor,  che  con  lei  sarà  il  più duro di tutti, farà il possibile per aiutarla a entrare in contatto con la propria Radice.Ma tutto questo sarà sufficiente?"A volte nella vita ci sono momenti in cui per vincere... bisogna perdere".Un finale che vi farà riconsiderare ogni singolo personaggio.E fino all'ultima pagina ricordatevi che... tutto può ancora succedere!

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LA NASCITA DEGLI ORFANI


"La  storia  narrata  dalla  Saga  R.I.G.  parla  della  guerra  più  antica  che  l'uomo  abbia  mai  cercato di vincere.Ma le guerre non si possono vincere, perché in ogni caso, vi è solo perdita.Ciò che davvero può porre fine a una battaglia è la coesistenza.Perciò  lasciate  che  il  cuore  infonda  passione  alle  vostre  idee  e  che  la  mente  guidi  il  cuore verso scelte giuste."Con  "Germoglio"  siamo  arrivati  alla  fine  di  un  viaggio  che  trae  ispirazione  dalla  credenza secondo  la  quale  l'uomo  conosce  e  utilizza  solamente  una  minima  parte  delle  proprie  capacità cerebrali. Un viaggio ricco di colpi di scena, di passione, di coraggio e speranza."La  nascita  degli  Orfani"  ci  farà  rivivere  alcuni  momenti  della  storia,  ma  da  un  punto  di  vista inaspettato.  Il  solo  capace  di  rispondere  alle  domande  che  ancora  vagano  nei  cuori  e  nelle menti dei Lettori che hanno amato questa Saga.Pertanto...  SI  SCONSIGLIA  VIVAMENTE  LA  LETTURA  DI  QUESTO  SPIN  OFF  A  COLORO CHE ANCORA NON HANNO TERMINATO LA SAGA!


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SEGNALAZIONE: Spegni la luce




TITOLO: Spegni la luce

AUTORE: Gianluca Esposito

PREZZO: €1,99


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DESCRIZIONE

E’ l’amore che scandisce il tempo o lo fa la vita?

Vita vissuta, vita da amare, vita spezzata, vita desiderata
E’ la vicinanza o la distanza a far battere di più un cuore?
E la pelle si sfiora o si custodisce?

E i ricordi, sono passati o da plasmare?
Ridisegnare e riscrivere
Tracciare o farsi tracciare?
Al buio o con la luce?
Scoprilo e … spegni la luce

sabato 25 marzo 2017

RECENSIONE: Un passo alla volta



TITOLO: Un passo alla volta

AUTORE: Simona Vallasciani

EDITORE: Silele

COLLANA: The other

PUBBLICATO:

PAGINE: 434

PREZZO: €18,00





TRAMA

Nik Masser ha appena vent'anni e ha di fronte a sé una promettente carriera come nuotatore. Peccato che quello non sia il futuro che vuole, bensì il riflesso del volere di suo padre, Benedict J. Masser, grande campione del passato, che lo ha spinto verso una vita che non gli appartiene. Infatti Nik sogna, sin da bambino, di poter fare il pasticciere. Un desiderio rimasto segreto, nascosto per tutti questi anni e che una notte trova improvvisamente sfogo. Nik decide finalmente di dare una scossa alla sua vita, raccogliere tutto il suo coraggio e perseguire il suo sogno. Il percorso però non è facile e dovrà affrontare molte sfide, in un periodo segnato inesorabilmente dal casuale incontro con Sky, un ballerino dalle origini turche e dal passato oscuro e doloroso, ma dall'incredibile bellezza d'animo che lo travolgerà completamente portandolo a mettere in discussione tutto ciò in cui prima credeva.



RECENSIONE

Vi confesso che ho iniziato questo libro senza neanche leggere la trama e mi sono imbattuta in un tema che non mi aspettavo, ed è la prima volta che lo affronto in una lettura. Non è stato sconvolgente come credevo, lo ammetto, mi ha fatto guardare le cose da un’altra prospettiva, il che non guasta mai.
Nikolas è un ragazzo tedesco con una passione per la pasticceria, ma come tanti ragazzi si trova a non voler deludere suo padre che da lui si aspetta tutt’altro, ha infatti in serbo per lui una carriera sportiva. Ho apprezzato molto lo snodo di questo argomento, dato che fondamentalmente molti di noi possono rispecchiarsi in questa situazione, io stessa per compiacere mio padre, o meglio non deluderlo ho preso decisioni un po’ diverse dal mio volere (che poi mi siano piaciute è un’altra storia). Nikolas è diverso da me, lui conosce bene il suo sogno e vuole realizzarlo, è così che Simona ci fa immergere in quella che è una storia d’amore tra il protagonista e Sky. Sky è uno spogliarellista.
La scrittura è estremamente semplice forse troppo, ma comunque trasmette molte sensazioni e fa riflettere.

Vi abbraccio
C.

giovedì 23 marzo 2017

RECENSIONE FILM: La Bella e la Bestia

BOX OFFICE ITALIA: €6923885,00

DATA USCITA: 16 Marzo 2017
GENERE: Fantasy, Sentimentale
ANNO: 2017
REGIA: Bill Condon
ATTORI
Emma Watson: Belle
Dan Stevens: la Bestia
Luke Evans: Gaston
Emma Thompson: Mrs. Bric
Kevin Kline: Maurice
Josh Gad: Le Tont
DISTRIBUZIONE: Walt Disney Pictures
DURATA: 123 Min



TRAMA

La celebre fiaba La Bella e la Bestia torna sul grande schermo in una nuova rivisitazione live-action dell'indimenticabile classico d'animazione Disney del 1991. Villeneuve è un paesino immerso nella provincia francese, dove la vita scorre lenta e monotona. Belle, figlia di Maurice, un eccentrico artista locale, sogna per sé una vita diversa e conta i giorni che la separano da una fantomatica avventura. Un giorno, dopo essere stato attaccato da un branco di lupi sulla strada del mercato, Maurice trova rifugio in un castello in rovina, non sapendo che quel luogo oscuro e misterioso è in realtà la dimora di una temibile Bestia. Il padrone del castello, su tutte le furie per l'intrusione, rinchiude il malcapitato in una torre gelida e Belle, preoccupata, si mette alla sua ricerca. L'unico modo per liberare il padre è prendere il suo posto: la ragazza finisce ospite forzato di quel luogo maledetto, dove gli abitanti hanno le sembianze di oggetti d'arredo parlanti e il loro padrone è un mostro sgarbato e senza cuore. Ma lei, che è di temperamento forte e coraggioso, non si piega agli ordini che le vengono impartiti e non perde occasione per farsi valere. Solo dopo una disavventura nei boschi e un salvataggio tempestivo, la diffidenza iniziale si dissolve e Belle scorge, sotto la spessa pelliccia e l'aspetto animale, il lato più gentile e generoso della Bestia, scopre di condividere con lui la passione per i libri e fra i due nasce una tenera amicizia. Il candelabro Lumière, l'orologio Tockins, la teiera mrs Brick e tutti gli altri, cominciano a sperare che Belle sia davvero quella giusta, la ragazza che con la forza del suo amore potrà spezzare l'incantesimo.



RECENSIONE

Sono più che certa che già tantissimi (se non tutti) i miei lettori siano andati a vedere questo film, ma comunque voglio parlarvene.
Avete presente quando da bambini (io sono giovane, ma bambini lo siamo stati tutti) avevate quel film cartone preferito e lo rimettevate in continuazione? Io ero molto fortunata in quanto la mia mamma con la zia, ci avevano (a me e mia sorella) creato una collezione di cassette Disney stupenda, le avevamo tutte! Ma non ne avevo una preferita, forse perché essendo la seconda dovevo un po’ sottostare al volere di mia sorella, la quale da piccola (finché non ho avuto anche io influenza nelle sue scelte) metteva “Bambi” a ripetizione piangendo come una fontana.
“La Bella e la Bestia” faceva parte di quei film che vedevamo ma non moltissimo, l’ho apprezzato molto di più da adulta devo dire la verità. Questo film è il rifacimento vivente del cartone ed è strepitoso. Mai avrei potuto immaginare una tale riuscita!
Gli effetti speciali sono sbalorditivi a dir poco, la base della colonna sonora è rimasta invariata rispetto a quella del cartone, purtroppo sono mutate le parole, male male per quelle che come me si ostinavano a canticchiare la canzone originale accorgendosi che le parole non erano più le stesse. Questo è stato forse l’unico “lato negativo” se proprio vogliamo definirlo così, che ho trovato, avrei preferito lasciarle invariate. La trasformazione della Bestia è impressionante, ma una volta avvenuta quasi quasi lo preferivo Bestia (ahahahahah), era effettivamente molto più bello, affascinante ed intrigante).
Ho trovato poi una Emma Watson più che idonea nel suo ruolo di Belle, mi è piaciuta (ed è stata evidente) la cura dei dettagli in tutto. STUPENDO!
Lo consiglio a tutti, giovani, bambini, giovanissimi, genitori, adulti, nonne, zie, tutti, dovete vederlo tutti!
Un bacione
C.

lunedì 20 marzo 2017

RECENSIONE: Non è vero…ma ci credo!




TITOLO: Non è vero…ma ci credo!

AUTORE: Madeleine H.

PAGINE: 129

PREZZO: €1,99




TRAMA

Non è vero… ma ci credo è una commedia romantica nata dalla penna della blogger e Love Coach Madeleine H., e racconta le vicende di Chicca. Chicca è una brillante commercialista napoletana, tutta presa dalla sua vita perfettamente ordinata e priva di relazioni amorose stabili. Tutto cambia quando Nicoletta – la sua migliore amica e nemesi – si trasferirà a casa sua da Milano dopo aver perso sia il fidanzato, sia il lavoro, ma a sconvolgere davvero la sua routine sarà un antico libro di incantesimi d’amore che le due trovano per caso, riordinando un armadio.Così un po’ per gioco, un po’ per aiutare la sua amica a superare un momento difficile, Chicca accetta di lanciare anche lei un incantesimo, con lo scopo di trovare l'amore della sua vita. Il giorno propizio per trafficare con la magia è proprio la notte di San Valentino, così lei e Nicoletta, poco prima dell'abituale cena dei single, giocano a fare le streghe. Forse è il caso, forse l'incantesimo, ma quella sera stessa, Chicca conosce Gianluca, affascinante magistrato che si è trasferito da poco in città. I due entrano immediatamente in sintonia e tutto sembra davvero perfetto. Peccato che dopo una notte indimenticabile, Chicca scopre che Gianluca ha una bimba di quattro anni. Chicca ha solo due regole in fatto di uomini: mai con uno con i figli e mai con uno che abbia a che fare con il suo lavoro, così scappa lasciandolo solo, senza nemmeno lasciargli un biglietto.Ma sarà davvero finita o la magia innescherà una serie di avvenimenti che porteranno Chicca e Gianluca a incontrarsi ancora?



RECENSIONE

L’inizio di questo romanzo aveva quel qualcosa di diverso che mi piace tanto, già la descrizione di una protagonista piuttosto algida, con schemi ben precisi da seguire per poi riuscire in quello che lei crede, in un’esistenza bella e senza complicazioni, è piuttosto originale.

Un immediato scombussolamento della sua vita, cede quel qualcosa al romanzo, quel tocco di “E quindi ora cosa succede?” che riesce sempre a catturare il lettore. Maria Federica detta Chicca è quindi una protagonista diversa, guidata non come tutte le protagoniste dal suo cuore, bensì da una razionalità forte ed innata, la sua vita è “bella così” perciò niente relazioni e se proprio dovesse inciampare in una di esse, basta attenersi a due regole e non si sbaglia mai:

1. NO relazioni tra colleghi;

2. NO a uomini con prole al seguito.

Proprio qui arriva la parte che non mi è piaciuta, indovinate un po’ con chi passa una notte di passione Chicca? Eh sì, purtroppo è proprio qui che l’autrice è caduta, imbattendosi in un cliché che mi ha fatto storcere il naso. Alla fine infatti, questo uomo si rivelerà essere non solo un collega ma anche un padre.

Comunque Chicca riesce ad essere un soggetto ben diverso dalla classica protagonista femminile smidollata ed innamorata (che tanto odio), è ironica, cinica, ha manie e tantissime fobie, silenziosa, precisa, ordinata, puntuale (un po’ il mio opposto) e odia profondamente i bambini.

Il tocco fantasy è inaspettato ed originale, onestamente l’ho apprezzato molto. È stato capace di farmi incollare al libro, ha avuto un effetto straordinario sulla mia lettura. Ho anche apprezzato (in fin dei conti) la storia d’amore, diversa se vogliamo, almeno Chicca non si è innamorata del bello e dannato (come ultimamente succede in tutti i libri), Gianluca è un uomo normale, con un lavoro normale ed una vita normale (bellissimo ma normale).

Ho trovato alcuni punti del libro esasperati, la gelosia di Chicca (un po’ non attinente al suo carattere, ma diciamo che ci sta, non stona totalmente) è eccessiva. Anche con il lato fantasy alla fine si è un po’ eccesso, ma a ciò ho trovato una buona contrapposizione (accentuata proprio grazie a questo eccesso) tra la sicurezza della donna e la sua insicurezza.

La lettura è piuttosto scorrevole, ma la scarsa lunghezza del romanzo ha danneggiato alcuni contenuti, mi mancano alcuni passaggi, avrei preferito fossero approfondite maggiormente delle parti.

Io vi consiglio questa lettura, perché è scorrevole, divertente, originale e fa anche riflettere. Vi rallegrerà la giornata.

Vi abbraccio

C.

sabato 18 marzo 2017

Conoscete Daniele Berto e il suo "Schegge"?


Daniele Berto…

Daniele Berto (nato il 28 febbraio 1983) scrive versi da quando è adolescente, periodo nel quale è nato l’amore per la poesia e la letteratura. 


È preparatore atletico e fisioterapista, ma ha lavorato per anni come magazziniere e barista.

Nel 2014 ha pubblicato la sua prima raccolta poetica, Schegge; queste poesie sono scritte da un minatore che viaggia dentro alla propria anima.

Da qualche anno ha intrapreso lo studio delle Lettere Moderne.

Allora Daniele, quale annuncio ti aspetti a breve per puro (o impuro?) senso d’unione?

Mi aspetto un annuncio un po’ naif, visto che nel mio libro il protagonista è un minatore che parte per una miniera lunga e profonda: la propria anima. Ma tutti i viaggi hanno senso se poi condivisi… quindi quel minatore è pronto a condividere le sue “schegge” con altri poeti e scrittori di ogni genere e tipo.

Chi è ch’emette oggigiorno giudizi liquidatori?

I massmedia con la loro logica consumista basata sulla catalogazione di tutto quello che esiste.

Ti piace più un’accoglienza calorosa o prestigiosa?

Calorosa… ci sono parole, sguardi e ringraziamenti che valgono molto di più di un premio.

L’ultima volta che hai detto sinceramente “grazie”?

Questa mattina.

Di questo passo credi che andremo incontro verso una poesia di tipo “populista”?

Non credo. Penso che la poesia difficilmente possa arrivare a tutti quanti… viviamo in una società antipoetica, massificata, e basata solo sull’esteriorità, sull’apparenza e sulla logica del profitto in ogni ambito della vita. Sarebbe necessario, innanzitutto, che i poeti tornino ad avere un ruolo più partecipe all’interno della società stessa, per aiutare le persone ad avvicinarsi alla parte etica e spirituale che c’è in ognuno. Inoltre, serve una scuola che stimoli di più bambini e ragazzi ad amare la poesia.

La parola sta soffrendo mancanza di prospettive?

La parola deve saper rinnovarsi senza perdere le sue caratteristiche essenziali che provengono da lontano. Deve attraversare il suo tempo, ma senza farsi travolgere da quest’ultimo, né arroccarsi negli stili o nelle rigide regole passate. Prospettive ce ne sono, ma per catturarle o vederle è necessario ripartire dallo studio della letteratura: da quella classica a quella contemporanea; perché la conoscenza è il primo passo per poter ampliare la propria prospettiva.

Ti preoccupa la confusione interpretativa?

Prima di pubblicare controllo la chiarezza dell’aspetto morfo/sintattico, lessico/semantico e che il significato (o uno dei significati) che voglio trasferire possa essere compreso. Nella mia poesia spesso m’interessa far partire un concetto oppure un’idea dal testo. Bisogna essere consapevoli di che cosa si vuole parlare, in che modo, e a chi si vuole arrivare. Poi, è accettabile il fatto che, se scrivo a una persona specifica in particolare, ad altri possa non essere chiaro il testo o un suo passo o i simboli e le allegorie che utilizzo. La poesia non si può spiegare del tutto, si rischierebbe di ucciderla in questo modo. Personalmente, la poesia che preferisco è quella del non detto, che lascia una coda di pensiero che ti porta via, che ti allarga l’orizzonte… quindi a volte scrivo una cosa oppure utilizzo un’immagine per dire il suo contrario.

Mi descrivi il primo panorama al naturale che ti torna in mente?

Una spiaggia con la pineta alle sue spalle. I pini marittimi che accompagnano i miei passi verso la rena. Un pendio dolce che s’abbassa sempre più finché la spuma d’onda non mi accarezza i piedi. E lo sciabordio che mi culla l’anima mentre i murazzi brillano indorati dai raggi del sole. E il mio respiro all’unisono con le onde.

Qual è il dubbio più bello?

Che il meglio deve ancora venire… e dipende soltanto da noi.

Cosa ti resta di un viaggio solitamente?

Dipende da dove vado e se ci vado solo o in compagnia. L’ultimo, fatto da solo, a Rocca Imperiale, mi ha lasciato sguardi d’ammicco, sorrisi, il ricordo delle zagare e degli agrumeti, le pale dei fichi d’India. Ma soprattutto questo viaggio è successo per caso, e grazie a una poesia. Grazie a dei versi ho scoperto delle meraviglie che neanche pensavo esistessero. La magia.

… Schegge (Aletti Editore)

Una raccolta di versi, composti in un decennio (tra il 2004 e il 2014), addirittura a tratti velata di attualissima canzonatura, dagli evidenti cambi di schema rinfrancanti in genere lo scriteriato piacere di leggersi dall’esterno; ignaro della provenienza di termini da percepire, senza coglierli per forza, credendo di rimettere in ballo l’affermazione non appariscente di un giovane che si deve rendere responsabile, avventurandosi nel cammino per divenire grande.

Il poeta si appoggia a un interrogativo in attesa che qualcuno lo sblocchi, chiede in che situazione e in quale momento spunta un malessere, la motivazione del piattume esistenziale.

D’altronde i tesori si lavorano soffrendo, ricavandone solitudine con indumenti impossibili poi da smacchiare.

La dote per deliziare lo splendore di uno spirito distinto e consacrato è miserevole, specie nei riguardi di una partner che comunque l’approva in tono confidenziale prima di allontanarsi piano per spegnere nuovamente il sole.

Il quantitativo di trucco per convincersi della propria eternità sconcerta, piuttosto è importante esclusivamente meritarsi un patrimonio, infischiandosene con leggiadria dello scetticismo a tal punto da ridicolizzare l’antipatia espressa dall’individuo che oltraggia una certa presa di posizione.

Daniele indossa una varietà di effetti, non intendendo stabilizzarsi e far venire meno nient’altro che il Sentimento, con la demoralizzazione dovuta dal cieco di turno, per una ragazza preda dell’opportunismo globale, che si avventa con passione sull’amoroso senso da divorare.

“… l’attesa mi spetta.”.

La poesia vivacizza la carta, ma stando a una coppia di richieste che probabilmente si soddisfano contando su giuramenti ordinari, sulla vita da concedere di volta in volta, nella fredda stagione che volge all’anomalia di tanto in tanto.

Daniele Berto si fa carico di delusioni da lucidare con l’utopia di chi non smette d’essere ottimista, pur appartenendo a un disgraziato insieme di strumenti che inavvertitamente viene travolto dal terrore moderno.

Si ha a che fare quindi con le tracce che lascia una forma d’essere solitaria che spazia nonostante l’urbano dissapore, a secco di visioni; così da scorgere l’indifferenza che ci percuote e far insorgere il nostro significato prima o poi, manco fosse innaturale centrare l’umana ragione, tra i diavoli della relatività che serbiamo, e con l’incertezza a seguito di ciò che inconsciamente offriamo.

L’aridità immensa di un’ambizione esagerata si accentua girando a vuoto in cerca di una soluzione liquida, la più semplice ed essenziale, fino a complicare ulteriormente il pensiero di pronto incanto, scaturito dall’analisi di testi irreali e dalle sequenze di un cinema che non viene prodotto, frutto dell’onestà intellettuale che si genera appieno… e magari casualmente!

V’è l’anziano che procede intanto senza avere più fretta, dando l’idea di una corrente che non elettrizza oramai alcun percorso, seppur si fiondi nel profondo, lasciandosi catturare dall’età, diversa e impetuosa, del soggetto che può rianimarsi però grazie proprio a chi è avanti con l’età; come se messi sottosequestro sempre da una condizione dettata dall’alto.

Bolidi da corsa gareggiano ogni giorno, debellando il desiderio d’immaginare cosa prova un meraviglioso volatile in azione, di destare presenza davvero al culmine di un contatto fatale; costretti ad accontentarci di ciò che abbiamo a disposizione, a dipendere da un’agiatezza rimarcabile, che non ci riguarda, sprecando respiri per il bene che ci dobbiamo volere, a svanire nell’interesse smarrito dal sognatore privato del suo approdo.

La vista è occupata dalla riflessione, da un moto d’opinioni spulciate col cronometro da far scattare, per una questione di vita o di morte, arrivando a censurare l’imparzialità dentro di noi.

La predestinata fine di troppe relazioni affascina i comuni mortali, conquistabilissimi da chi non s’impegna scansando l’aspetto mediatico che non si lascia sincerare, per puntare sulle opere edite ma introvabili e non fare più paura con la verità; purché quest’ultima non la si stravolga essenzialmente così d’avere la possibilità di sensibilizzare senza risultare la solita delusione per gli “altri”.

Soprattutto l’orientamento dell’estraneo che si dispera; privato del suo punto di vista per viaggiare e amare, in una storia che non faccia rumore, che s’isoli nell’aria, per espandersi ancora invocando dolcemente l’amara metà con qualsiasi esperienza spremuta per non deludere le attese, a costo d’incentivare il proibito moralmente, suscitando una festa a sbafo di coloro che assumono una dignità alimentandosi necessariamente.

La volontà, carnale, si pone dinanzi al poeta; e in un vento caldo, romanticamente preteso, la fisicità si stempera, proporzionale alla riflessione spaziante nello sconforto.

La fantasia è infernale date delle testimonianze d’affetto che s’intrecciano a causa dell’ego perdurante, cosicché qualsiasi istante segna irrimediabilmente, stando a rimirare la femminilità composta da corpi celesti semplici e delicati, nel buio arcano di un amore autentico, che si sdoppia immensamente, con la sacralità da confermare specie in una città movimentata.

Ci si può muovere senza darlo a vedere componendo in versi, alimentati da un’armoniosità d’inconscio, aspettando di centrare il destino di colei che ami, che ha deciso, rischiando il peggio, di procedere piano; dignitosamente e dunque sapendo d’avere sbagliato talvolta, giustappunto per rialzarsi con la forza di un’illusione.

Animando, il poeta riempie di ricordi la ragione, determina le attitudini di carattere esistenziale quando tutto tace in negativo.

Andando in giro, noti come l’attimo si colga per qualsiasi intento scartando la quotidianità come il dono da riporre nel mutismo di un giovane che focalizza le proprie esperienze; uno scorcio d’infinito da riammettere essenzialmente con la libertà che serbiamo probabilmente, in virtù di quel sentimento sincero, che non si presta alla resa incondizionata; di quell’imperativo che come per magia motiva il collettivo seppur imperversino le solite debolezze, di un qualcosa di così a dir poco prezioso e casuale che non diventa mai indimenticabile.

Daniele si appassiona alle controversie, sottilizzando le interpretazioni che scaturiscono da un vocabolo, per un soggetto di amoroso senso da osservare affinché si possa rifiorire d’incanto e per sempre alla luce di un flash, di sola apparenza; per rincuorare in base alla scarsa predisposizione del buonsenso.

Il passato torna a splendere in un luogo d’incontro alla portata di tutti, sotto l’effetto di una dichiarazione d’amore resa visibile proprio a causa di quel dolce timore di non riuscire a reggerla, a stare insieme per tutto il tempo di chiedersi se abbiamo cominciato o finito un certo percorso emotivo.

Le vittorie di una vita non tornano in un ricordo, e ti sposti fatalmente, dipendendo da un invisibile sentore che semmai traccia nel cielo arcobaleni per sicuri lottatori, non vedendo l’ora di risultare sufficientemente, tra i mormorii e gli aiuti per rimediare in tempo al test scolastico sulla sobrietà materiale; in preda agli accessori che si espongono per la compravendita che ti faccia sembrare come gli altri, da immortalare per non isolarsi a fronte del tempo piccolo, eccessivamente frammentario per argomentare e riprendere a studiare al fine di comprendere oggettivamente la letteratura senza che si parli sul serio.

Ora il tempo passa velocemente, a scapito delle vie da seguire, delle prove orali da superare, circa le teorie per regolamentarsi tanto da trarne beneficio; ma il poeta identifica l’inizio di una storia d’amore nello scoramento a seguito dell’ottenimento di un pessimo giudizio globale.

La richiesta di stratagemmi ulteriori alla poesia più bella, per ritemprare lo spirito quando fa freddo e sfidare la sorte, non è esaustiva; ugualmente certi di come un sognante modo di comunicare serva più di un farmaco poderoso e a prova del successivo danno indiretto, quando si ha a che fare con quella persona che ti fissa negli occhi ben consapevole delle sue fragilità da evidenziare, e quindi con l’invito ad allargarsi e a incidere setacciando il piacere terreno, per sentire la voce di cos’abbiamo incamerato senza far rumore per non considerarci estranei e calzare l’entusiasmo avanzando a piccoli passi, fieri delle nostre radici per l’obiettivo da rinnovare con l’ingegno degl’illusionisti che si tradiscono giocoforza per un po’, concentrandosi sulla vetta da scalare in buona sostanza, senza freni.

Le paure si possono irrigidire nella neve delle affermazioni singolari, ciò lo si può intuire affrontando difficoltà varie e indiscusse per contemplare orizzonti e paesaggi sanciti da un lavoro d’immaginazione che si rivela costante quando meno lo pensi; con l’enfasi giornaliera, quella che caratterizza la solidarietà quando il tempo non influisce perché fermi a meditare sul dolore che si prova per un legame che si allenta.

Chissà se occorre vivere al massimo o accontentarsi di respirare, nella ristrettezza comunque da illuminare assolutamente col quesito che ti aspetti ardentemente, ad alzare un vento fresco nella dissoluzione di un abbraccio, in un cammino insignificante visto l’avvenire spiccante il volo.

L’inequivocabile giudizio affonda nella sovrumanità viziata e volgare, che ti priva delle emozioni sul nascere, equamente.

Il sovrano non si riconosce nella sua parola, laddove cominci alla grande un giorno nuovo, con l’intento di farsi compagnia amorevolmente ritagliando proprio quell’istante, per una spontaneità pungente come a sincerare sull’autunno insecchito sentendo la gente, la volontà di relazionarsi a lungo.

Tutt’a un tratto precipitano i pesi di un’esistenza dall’alto, d’adoperare realmente, e ammetti d’essere presente come una gemma che si apre duramente, insolita, per impegnare il tempo che avanza, trasmettendo obblighi in parallelo agli atti di fede, alla cieca; con la difficoltà ad auspicare una sorta d’onestà evolutiva in privato, con la facilità di stare in pace riattivando patemi d’animo… per il travolgimento che ti prefiggi ancora, derivando, centellinando dai sacrifici, dalle emozioni che ricostituiscono la pelle, come se si stesse per cadere per sempre al minimo spostamento.

L’inabilità sta nel limite imposto da chi ti vuole affianco, così pensato da non riuscire ad andare oltre; in una dimensione terrena da riprendere sognando con piacere, in una fuga perenne.

… come il corridore senza traguardo.”.

Nel frattempo la desolazione sembra sobbarcarsi l’aspetto lunare non pronunciato, ciò che non si riesce a ottenere dipende dalla forza dell’individuo che sta perdendo la speranza, il mordente per un trasporto senza tempo, lineare; e l’aria stempera superficialmente il desiderio di libertà all’intensificato calar del sole.

Destinazioni fantastiche danno l’idea di pazientare appieno nel cielo variabile, a un segnale di resa sociale, intimata tra gli appuntamenti da fissare, nei quali magari devi essere trafitto senza cognizione di causa, sentimentalmente; per ribadire della sensibilità forse e purtroppo insuperabile, con l’immediatezza di una pulsazione cardiaca, finita la pausa data all’anima flebile, addirittura ermeticamente, per svoltare nuovamente.

Il potere di selezionare le debolezze appartiene eccome al genere umano, a una condizione che si ricompone per spigolature d’avvertire, evitando di svanire per la convenevolezza che si esaurisce prontamente, bensì svolgendo un lavoro apparentemente inqualificabile, come quello di avventurarsi nella solitudine recuperando l’amore in disuso e fare finalmente luce; per fermare e consigliare su quel che c’è ancora da donare, di meglio.

Amare è un miracoloso gioco di squadra…”.

                                                                                                                     Vincenzo Calò

venerdì 17 marzo 2017

RECENSIONE: Tutta colpa della mia impazienza (e di un fiore appena sbocciato)



TITOLO: Tutta colpa della mia impazienza (e di un fiore appena sbocciato)

AUTORE: Virginia Bramati

EDITORE: Giunti

COLLANA: A

PUBBLICATO: 08/03/2017

PAGINE: 240

PREZZO: €14,90





TRAMA

«Sono nata con due mesi di anticipo, odio i tempi morti, sono fisicamente allergica ai giochi di pazienza e adoro il tasto fast forward»: Agnese è così, una ragazza esuberante, autonoma, insofferente verso il principio dell’«ogni cosa a suo tempo»…
Ma improvvisamente, ecco che la vita prende una piega terribilmente dolorosa e la scaraventa dal centro di una metropoli che non dorme mai a una grande casa lungo un fiume, lontana quanto basta per essere immersa nei ritmi lenti e immutabili della campagna. Non solo: quando l’inverno finalmente è alle spalle e tutto sta per sbocciare, si ritrova sola, con un esame importante da preparare e solo il ronzio delle api a farle compagnia.
Impulsiva come sempre, Agnese non si arrende e riesce ugualmente a riempirsi le giornate con tutto ciò che non dovrebbe fare… fino a che dalle pagine di un libro non spunta un piccolo dono prezioso: una bustina di semi di Impatiens, la pianta i cui fiori rosa hanno il potere di curare le ferite dell’anima e insegnare l’ascolto e l’armonia.
Sullo sfondo di una campagna lombarda sorprendente e rigogliosa, non lontano dal magico borgo di Verate che le sue lettrici hanno imparato ad amare, Virginia Bramati ci regala ancora una volta una protagonista adorabile, piena di vita, alle prese con un mistero da risolvere, un esame da superare e soprattutto con il compito più difficile: scoprire che la felicità è molto più vicina di quanto pensiamo, se solo sappiamo rallentare e guardarla negli occhi.


RECENSIONE

Mi preme molto scrivere questa recensione, dato che questo libro è stato per me una vera sorpresa. Non lo è stato solo il libro ma anche la sua autrice, che non conoscevo nonostante i diversi testi già pubblicati. Fortunatamente per me, mi sono ritrovata tra le mani questo romanzo.
Vi dico che quando l’ho aperto sono rimasta un po’ fredda, ho avuto una leggera indifferenza nei confronti di questo libro e mentre lo leggevo dietro la finestra, illuminata dalla luce del sole, rimanevo incantata nel guardare le pagine in controluce. Non so esattamente come sia successo o quando, fatto sta che tutta la mia impassibilità si è ben presto trasformata in coinvolgimento e mi sono ritrovata travolta da Agnese.
Mi è piaciuta questa giovane protagonista, quasi mia coetanea (sono di qualche annetto più vecchia lo ammetto), mi ha coinvolta e convinta fin dall’inizio. Il suo carattere così intraprendente molto simile al mio, quella sua dolcezza celata dalla forza che mostra e che svela nel corso del romanzo, la sua fragilità e la sua tristezza nascoste al mondo, ho tifato per lei fin dall’inizio. Ho adorato Adelchi in tutta la sua splendida sapienza, l’ho apprezzato ancor di più al termine del libro, quando è uscita fuori tutta la sua maturità.
Il tema degli esami di stato è trattato con sapienza ed è in grado di coinvolgere tutte le fasce di età, in fondo è un bivio della vita che obbliga tutti ad una scelta ben precisa. I genitori consigliano ma spesso non si accorgono del vero volere dei figli, oppure lo fanno ancor prima dei figli stessi, argomento molto interessante approfondito quel tanto che basta da far riflettere il lettore.
La scrittura di Virginia è elegante, non saprei come altro descriverla. Fluida, avvolgente, coinvolgente ed assolutamente elegante. L’unica nota stonata (per me) del libro è stata l’alternanza dei capitoli, mi sono ritrovata ad essere impaziente nella mia lettura e a non voler più accettare quell’alternanza così fastidiosa ad un certo punto. Mi spiego troverete un capitolo che vi parla della situazione poco precedente della vita di Agnese e successivamente uno che vi parla di quella “attuale”, molto più interessante della precedente soprattutto ad un certo punto. Ho ben chiaro il fatto che non alternando i capitoli ma mettendo la storia in fila il lettore non sarebbe stato travolto dalla storia come invece succede ora, e capisco anche che i capitoli che parlano dei fatti avvenuti precedentemente siano indispensabili, ma è un appunto critico che devo fare.
Dovete necessariamente leggerlo. Io ve lo stra-consiglio, è un libro tutto da scoprire, MAI SCONTATO e sempre sorprendente. Una lettura coinvolgente, in grado di farvi perdere il senso del tempo e dello spazio.

Vi auguro una buona lettura con “Tutta colpa della mia impazienza (e di un fiore appena sbocciato)”, vi assicuro che sarete anche voi impazienti di finirlo quando lo inizierete.
Un bacio
C.

SEGNALAZIONE: Un passo alla volta

(Tra qualche giorno uscirà anche la recensione sul blog, vi aspetto!)



TITOLO: Un passo alla volta
AUTORE: Simona Vallasciani
PAGINE: 434
PREZZO: €18,00
POTETE ACQUISTARLO:qui


SINOSSI

Nik Masser ha appena vent'anni e ha di fronte a sé una promettente carriera come nuotatore. Peccato che quello non sia il futuro che vuole, bensì il riflesso del volere di suo padre, Benedict J. Masser, grande campione del passato, che lo ha spinto verso una vita che non gli appartiene. Infatti Nik sogna, sin da bambino, di poter fare il pasticciere. Un desiderio rimasto segreto, nascosto per tutti questi anni e che una notte trova improvvisamente sfogo. Nik decide finalmente di dare una scossa alla sua vita, raccogliere tutto il suo coraggio e perseguire il suo sogno. Il percorso però non è facile e dovrà affrontare molte sfide, in un periodo segnato inesorabilmente dal casuale incontro con Sky, un ballerino dalle origini turche e dal passato oscuro e doloroso, ma dall'incredibile bellezza d'animo che lo travolgerà completamente portandolo a mettere in discussione tutto ciò in cui prima credeva.

giovedì 16 marzo 2017

RECENSIONE: Quattordici giorni. Un viaggio all'interno del sistema



TITOLO: Quattordici giorni. Un viaggio all'interno del sistema
AUTORE: Christian Sciatt
EDITORE: Echos Edizioni
COLLANA: Latitudini
PUBBLICAZIONE: 30/10/2015
PAGINE: 114
PREZZO: €10,00




TRAMA

Bastano dei ricordi, un foglio di carta e una matita per cambiare prospettiva. Ed ecco che il chirurgo diventa un manovale pieno si sé, la morte una scocciatura di fogli da compilare, l'ambulatorio una catena di montaggio, la sala operatoria una macelleria di carne umana, il paziente un numero da dimettere al più presto evitando possibilmente un coinvolgimento legale. La medicina smitizzata, enucleata del suo aspetto vocazionale. Il paziente visto dalla parte del medico disilluso, stufo di dover visitare malati immaginari e spazientito nel vedersi attorno più amministrativi che colleghi. Non è tutto nero però. C'è spazio per momenti divertenti, per l'amicizia e per l'amore. La solitudine fa da sfondo a questa carrellata di ricordi, scritti da un vecchio murato vivo in quello che ora chiamano "lungodegenza" ma che non è altro che la sala d'aspetto della morte.


RECENSIONE

Questa lettura particolare secondo me non è adatta a tutti, vi spiego il motivo: molto spesso si tende a dimenticare che i medici, esattamente come i pazienti, sono esseri umani e non si è preparati a sentir dire la verità, ovvero che alcuni di loro, nonostante la gravosita' del ruolo che ricoprono, svolgono il loro mestiere senza alcun coinvolgimento né dedizione. Quando si parla di medici si parla di vite umane, le nostre, è per questo che si tratta di una lettura difficile. Nel particolare è lo sfogo di un medico che ha coltivato con fatica ed impegno la propria passione, per poi rendersi amaramente conto della realtà delle cose. I retroscena raccontati nel libro spesso mettono i brividi, se non altro perché emerge la disattenzione nei riguardi dei pazienti in quanto persone, ma non solo. Se da un lato è impossibile non immedesimarsi nella sofferenza dei pazienti, è altrettanto vero che questi molto spesso esasperano il medico con il loro comportamento o pretendono da lui cure miracolose quanto impensabili, rimanendo delusi quando dalle analisi risultano essere in perfetta forma e non avere alcun bisogno di farmaci. Questo, unito ad orari di lavoro massacranti, ha come risultato la graduale rassegnazione. Resta solo l'etica professionale a qualcuno che ha visto il suo sogno trasformarsi poco a poco in un incubo.

Un libro certamente potente, da capire, che ci apre gli occhi su un mondo che spesso non conosciamo davvero.

Vi abbraccio
C.

ANTEPRIMA: Caro tu. Lettere segrete mai spedite

Dal 4 aprile in libreria

Caro tu. Lettere segrete mai spedite
di Emily Trunko,
con introduzione di Tess Masazza



Avete mai scritto una lettera che non avete mai avuto il coraggio di spedire, per vergogna, per rabbia, per rassegnazione oppure semplicemente perché sentivate che non era il momento giusto per farlo? Non siete gli unici! Una ragazza americana, Emily Trunko, ha deciso di dare ascolto ai messaggi rimasti senza voce, e ha aperto un Tumblr: un sito che nel giro di pochi mesi ha acquistato un’incredibile popolarità: dearmyblank.tumblr.com.

Caro tu è la raccolta dei messaggi più belli e intensi che molte persone hanno postato sul sito di Emily; una galleria di lettere romantiche, arrabbiate, strappalacrime, divertenti, struggenti, con una caratteristica comune: tutte hanno un destinatario che non le ha mai ricevute. Il risultato è un sorprendente arcobaleno di emozioni, un’antologia di sentimenti che arrivano dritti al cuore di chi legge.

mercoledì 15 marzo 2017

RECENSIONE: Bright Side. Il segreto sta nel cuore



TITOLO: Bright Side. Il segreto sta nel cuore

AUTORE: Kim Holden

EDITORE: Leggereditore

COLLANA: Narrativa

PUBBLICATO: 27/04/2016

PAGINE: 448

PREZZO: €14,90






TRAMA

Tutti abbiamo un segreto da nascondere. Alcuni ne hanno d'inconfessabili, altri di pericolosi, altri ancora d'innocenti. Ma una cosa è certa: rivelare un segreto può cambiare per sempre le nostre vite, guarire i mali del nostro animo, oppure crearci un bel po' di problemi... Kate Sedgwick non è mai stata molto fortunata, ha sopportato avversità e tragedie, ma nonostante ciò si è sempre sforzata di guardare l'aspetto positivo delle cose, tanto che per Gus, il suo amico del cuore, lei è il lato luminoso della vita. Kate ha tantissimi progetti per il futuro, è divertente, in gamba e ha un dono innato per la musica... L'unica cosa in cui non riesce proprio a credere è l'amore. Perciò, quando lascia San Diego e si trasferisce a Grant, Minnesota, per frequentare il college, l'ultima cosa che si aspetta è di potersi innamorare. Eppure, l'incontro con Keller Banks le fa scoprire quanto sia dirompente la forza di un legame condiviso e la voglia di stare insieme nonostante tutto. Presto, però, il loro rapporto sarà messo a dura prova: entrambi custodiscono un segreto inconfessabile, qualcosa che non deve essere rivelato e che potrebbe dividerli per sempre...


RECENSIONE

Ho impiegato tanto tempo per scrivere questa recensione, perché a me questo libro non è piaciuto!
Vi dirò che chiunque ha pianto, davvero chiunque, ma io no. L’ho trovato banale (tranne il finale che mi è piaciuto rispetto al libro), scontato e scritto non molto bene (per non dire male!). Sono arrivata alla fine stremata, è stato un calvario leggerlo!
Bright Side possiamo tradurlo come “lato positivo” ed è il nomignolo affibbiato alla protagonista da Gus (amico di lei), lei è Kate. Lui, perché c’è sempre un “lui” non è Gus bensì Keller.
Partiamo dalla cosa che mi è piaciuta tanto tanto tanto tanto tanto? Il finale non è SCONTATO! Di tutta la lettura è l’unica cosa non scontata, perché non c’è il “…e vissero felici e contenti”.
Un po’ alla “Io prima di te”? Sì, più o meno, ma scritto male e più scontato, anzi cade proprio nel peggiore dei clichè.
Cosa non mi è piaciuto? Lei, la protagonista è odiosa! Praticamente una sfigata, le capitano le cose peggiori del mondo e lei cosa fa? Resta felice e positiva sempre! Oh mio Dio, va bene tutto ma questo non si sopporta! Dai su, un po’ di sana realtà?
Diciamo che questo libro è stato lungo (e non parlo della lunghezza delle pagine), in più leggere situazioni che purtroppo molte persone hanno realmente vissuto e portarle all’esasperazione non è carino.
Se vi piace piangere su un libro e non siete fredde e ciniche come me, eccolo qui il libro che fa per voi. Se volete una lettura fresca, leggera e che fa un po’ fantasticare, non è il libro adatto a voi.

ATTENZIONE SPOILER! 
(se non leggete bene evidenziate sotto tenendo il tasto sinistro premuto)

Come finisce? Kate muore, uccisa da una malattia e facendo soffrire i due uomini innamorati follemente di lei Gus e Keller. La morte è anch’essa esasperata e eccessivamente dettagliata, ma almeno un finale non scontato!

Vi abbraccio
C.

SEGNALAZIONE: Ritratto di dama


Titolo: Ritratto di dama
Autore: Giorgia Penzo
Editore: CartaCanta
Genere: narrativa romantica
Data di uscita: marzo 2017
Prezzo di copertina: € 13.00 (presto disponibile anche in ebook)
Pagine: 152
ISBN: brossura (9788896629970)
Scheda libro su Goodreads: http://tinyurl.com/jf2omlg


TRAMA

Il viaggio di due anime che si amano da sempre e che combattono per incontrarsi, una favola metropolitana dalle atmosfere parigine.
Notte di San Lorenzo. Seduta su una panchina di fronte a Notre Dame una ragazza sembra aspettare qualcuno. Guillaume, studente di Storia dell’arte, la nota da lontano. Incrocia il suo sguardo e ha un sussulto: è identica alla famosa Belle Ferronnière ritratta da Leonardo da Vinci. Con una immediata complicità, dal Point Zéro inizia la loro passeggiata attraverso la Ville Lumière. I due parlano di ciò di cui è fatta la vita: arte, fato, desideri, morte. Ma soprattutto d’amore. A un passo dall’alba, la ragazza svela a Guillaume il suo segreto…

BIOGRAFIA AUTRICE

Giorgia è nata a Reggio Emilia, dove vive tuttora.
Ama il cinema (dove va almeno una volta a settimana), i giochi di ruolo (avete presente Vampire: The Masquerade e D&D?), la mitologia, l’Art Nouveau, divorare biografie di personaggi storici femminili e scappare a Parigi alla prima occasione. È una ragazza nerd nata nel posto sbagliato, nell’epoca sbagliata e laureata alla facoltà sbagliata. Scrivere è la sua più grande passione.
Le pubblicazioni qui

martedì 14 marzo 2017

ANTEPRIMA: Un'anima che vibra

Il 16 Marzo in ebook a €4,99 

il 30 Marzo in libreria a €14,90

Un'anima che vibra 
 Loredana Frescura e Marco Tomatis


Sinossi
Domenica, detta Mimì, diciassette anni, vive con la mamma Caterina e la zia Diletta a Roma. Da un giorno all’altro la sua famiglia si trasferisce in un piccolo paese, Piandiperi, dove la fabbrica presso cui Caterina lavora come operaia ha aperto un nuovo stabilimento.
Per Mimì si tratta di un cataclisma che stravolge la sua esistenza tranquilla e rassicurante. Ma proprio in quel paese “sbagliato dalla A alla Z”, dove a dispetto del nome non c’è l’ombra di un albero, e un ragazzo dalla pelle d’ambra può chiamarsi Gaetano e sfrecciare a bordo di un carretto, Mimì, che si sente “sbagliata dall’uno all’infinito”, finirà col trovare sé stessa. Soprattutto, guarderà con occhi nuovi sua madre e scoprirà che non è affatto la donna rinunciataria e fredda che ha sempre creduto. Dietro un’apparenza remissiva e dimessa, Caterina nasconde una forza e una vitalità che Mimì non avrebbe mai immaginato e che sono quanto di più importante una figlia possa imparare dalla madre.

Una storia intrisa di gioia e dolore, poesia e stupore, proprio come la vita.


Bio
Loredana Frescura è nata a Papiano, un piccolo borgo della provincia di Perugia, tra campi di girasole, colline di ginestre e molto cielo. Da oltre vent’anni pubblica storie a volte forti, a volte tenere di ragazze e ragazzi che cercano di coltivare i propri sogni. Appassionata di cinema, ama pedalare piano con la sua bici.

Marco Tomatis è nato a Mondovì, vicino Cuneo, dove ha lavorato come insegnante. Ha ideato sceneggiature per fumetti, creando personaggi che hanno visto la luce su diversi giornali, e scrive romanzi per un pubblico di bambini e adolescenti.

Insieme hanno firmato diversi libri, tradotti anche all’estero. Con Fanucci Editore hanno pubblicato Il mondo nei tuoi occhi, vincitore del premio Andersen, Un anno dopo, l’amore, Forever, Il quinto battito del cuore, Come Checco detto finocchio si salvò.