martedì 7 febbraio 2017

Conosciamo meglio Elena Coppi e il suo libro




Conferenza stampa

Gocce di Emilie è una raccolta di 4 racconti completamente diversi l’uno dall’altro, sia nei contenuti che nel genere. Scegliere il titolo di un’opera è sempre un’impresa difficile, che ho condiviso con l’editore ma anche con gli amici e familiari. Nel mio caso desideravo un titolo che fosse estraneo ai contenuti dei miei racconti ma che creasse nel lettore immagini e richiami anche della nostra regione emiliana. Gocce di Emilie, pronunciato alla francese edito da Eclypsed Word in formato ebook (acquistabile in una quarantina di piattaforme online quali MondadoriStore, Feltrinelli, IBS, Amazon, etc.) e disponibile in versione cartacea su Amazon tramite il Print On demand, porta il lettore a viaggiare tra i sensi: Emilie è il nome del mio profumo la cui essenza arriva da Grasse, riporta alla nostra Emilia e alle nostre origini, ritrae dei personaggi dal nome Emily ed Emilia appunto. Sono 4 «gocce di vita, distillate al momento, che fanno bene allo spirito», come scritto nella prefazione di Giusy Cascio, giornalista di Donna Moderna. Parlano di giustizia, desideri, vendette, tradizioni: il primo racconto Fascio di sangue è storico ambientato nei primi anni della Repubblica appena terminata la guerra, il secondo Mani di violino è un giallo in cui s’intrecciano personaggi quali detective, case editrici, senzatetto e artisti, il terzo intitolato Il grande giorno è un noir che punta sulla struttura particolare della narrazione dove nascita e pena di morte s’intervallano in maniera grottesca e cinica, l’ultimo Non fu fuoco di paglia parla della storia di Carpi, rievocando realtà contadine emiliane legate alla lavorazione del truciolo e alla nascita dei maglifici. La prima cosa che ti insegnano nei corsi di scrittura è scrivere di ciò che si conosce. Si parte sempre dal vissuto personale e dai ricordi, immancabilmente. Poi si aggiungono i sogni, la fantasia, la realtà che ti circonda delle persone e dei luoghi che si frequentano. Dei quattro racconti, sono più legata ad un paio: il racconto Fascio di sangue ha per protagonista mio nonno, Alessandro Coppi a cui ho dedicato la mia raccolta, esempio di impegno civile e sociale come avvocato e figura storica dell’antifascismo cattolico, Deputato dell’Assemblea Costituente, oltre ad essere stato Presidente del Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale, prima di diventare uno dei fondatori della DC modenese. Ha vissuto l’Italia durante il nazifascismo e ha portato avanti dei valori di ricostruzione del territorio perché tutto doveva essere riportato in vita dopo i segni indelebili lasciati dalla guerra. Modena è appunto la città delle mie origini, mentre Carpi è tuttora il luogo di adozione dove abito da 14 anni, dopo avere sposato un carpigiano. E’ il racconto Non fu fuoco di paglia che, oltre a descrivere le campagne emiliane con le sue tradizioni contadine dal sapore antico e familiare, parla di protagonisti carpigiani dai nomi allusivi quali Astolfo, Emilia e Zeno, della lavorazione del truciolo e della vita nei campi, dei cappelletti e dell’aceto balsamico, dell’amore e della dedizione al lavoro come sostentamento di famiglie numerose, il tutto incorniciato da espressioni dialettali e personaggi in cui ognuno di noi può riconoscere i propri nonni e le proprie origini. I miei racconti portano alla luce quello che sono. Se non con degli aggettivi, mi piace descrivermi con tre parole: sognatrice positivamente curiosa. Sogno con un paio di ali corredate da piedi dalle radici profonde,pronta a esplorare i dubbi e ad ascoltare le esperienze degli altri. Se vogliamo, anche testarda, naturalmente spontanea e predisposta all’ironia sottile a tratti amara. Per una scrittrice come me agli esordi scrivere – e leggere tanto, non dimentichiamo – è una sfida ogni giorno. Non prediligo un genere in particolare: per me la scrittura è sperimentazione, esercizio continuo di scambi di idee e continua ricerca delle parole giuste. E’ un “amore ragionato”, una ricerca continua di un sano equilibro tra cuore e mente. Una sfida, appunto. Scrivere è un viaggio nel tempo e nello spazio, nel quotidiano e nella fantasia. L’ispirazione è spesso legata a quello che vedo e sento ogni giorno, a quello che succede a chi ti sta intorno, a quello che vedi con gli occhi, con il cuore e con la mente. Scrivere è vita, movimento, sogno, desiderio, dolore, amicizia, origini: significa seguire la mia libera intuizione, ovunque mi porti.




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Interviste:
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http://www.voce.it/it/articolo/1/libri/c-e-tanta-carpi-nelle-gocce-di-elena

Vi abbraccio
C.

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