TITOLO: Solo l’Amore
AUTORE: Francesca Lesnoni
ILLUSTRATORE: Alessia Coppola
EDITORE: Self Publishing
PUBBLICATO: 25 gennaio 2016
GENERE: Romanzo
PAGINE: 155
PREZZO: € 2.99
DISPONIBILE SU AMAZON
TRAMA
Lucia è scomparsa... nessuno sa che fine abbia fatto la dolce sorella di Carlo, unico indizio un biglietto:
"Non preoccupatevi, sto bene. Vado dove ho sempre desiderato essere, da che ho memoria..."
Nessuno però si preoccupa realmente della sparizione di Lucia tranne Pier che, innamorato da sempre di lei, decide di prendersi un anno sabbatico per dedicarsi alla misteriosa ricerca.
Per sua fortuna Pier potrà contare sull'aiuto di alcune persone, come i signori Dardi, due amabili vecchietti, che gli consegneranno dei bigliettini scritti da Lucia; o Luigi, un sapiente tappezziere con la passione per la lettura, che lo aiuterà a mettere ordine nei suoi taccuini pieni di appunti e divagazioni; o l’amatissimo padre che, al momento opportuno, saprà cogliere una traccia importante…
Ma, prima di trovare Lucia, Pier dovrà confrontarsi con una diversa percezione di sé e degli altri, rivisitare la propria vita, comprendere qual è il suo vero sogno...
Grazie al suo intelligente umorismo e piccoli colpi di scena, Pier si ritroverà su un aereo diretto a Parigi.
Sarà lì che finalmente rincontrerà Lucia?
Anche se può sembrare stolto o
paradossale o folle,
ho scelto la metà mezza piena del bicchiere,
la sola che doni la vera gioia.
E sorrido.
Chi è Francesca?
Francesca Lesnoni è nata in
Inghilterra, vive e lavora a Roma. Per alcuni anni, durante il suo tempo
libero, ha “insegnato” pittura in un carcere minorile, da questa esperienza è
nato un libro di racconti: “Kunia e le altre”, pubblicato da Stampa Alternativa
nel 1992. Da sedici anni è volontaria dell’Associazione Peter Pan Onlus che
offre ospitalità ai bambini oncologici in cura all’Ospedale Bambino Gesù e alle
loro famiglie. Per quattro anni ha “insegnato” scrittura creativa a ragazzi con
handicap mentale.
ESTRATTI
1
Credevo
di averla dimenticata. O meglio, avevo fatto di tutto per dimenticarla. Ma si
può dimenticare il riso, quando è chiaro, talmente chiaro da farti socchiudere
gli occhi e ti fa pensare alla luce dell’aurora, al candore della spuma del
mare, agli spruzzi cristallini delle onde che si frangono sugli scogli e volano
alti?
Penso
di no. Ti rimane dentro, nel profondo. E anche se ti dici che vivi, che stai
vivendo lo stesso, all’improvviso senti una nostalgia indicibile di quel riso e
sai che lo cercherai, sino alla fine del mondo.
2
mio
padre era di fronte a me, sprofondato nell’avvolgente poltrona di velluto
marrone, assorto, un libro tra le mani, un’espressione felice sul volto.
Incredibilmente felice. L’ho guardato, ho continuato a guardarlo per un tempo
che mi è sembrato infinito… La luce del mattino si è levata, lentamente,
lievemente, rivelando lo splendore del bianco pero fiorito dietro la vetrata
che si affaccia sul giardino.
E’
cominciato così il mio amore per i libri. Dovevano essere qualcosa di grande
per donare al mio papà quell’espressione che non sono mai più riuscito a
ritrovare. Neppure nei momenti di canonica contentezza: le lauree, i matrimoni,
la nascita dei nipoti eccetera. Che libro stava leggendo? Forse un giorno
troverò il coraggio per chiederglielo. Ho rincorso Quel Libro tutta la vita.
3
Rosetta
appena sfornata con stracchino e cicoria. Eccellente. Acqua presa a una fontanella, messa in una bottiglia di vetro,
chiesta al bar di fronte. Fresca. Ottima. La panchina tra la Fontana dei
Quattro Fiumi e la chiesa di Sant’Agnese era libera. E’ stato il migliore pasto
della mia vita. Non ho letto, mentre mangiavo. Mi sentivo allegro, leggero e
desideravo godere a pieno di quell’allegria, di quella leggerezza. Il tepore
del sole di primavera mi entrava nella pelle, nella carne, nelle ossa. Nel cuore?
Mi sono sdraiato sulla panchina di pietra, ho messo lo zainetto sotto la testa.
L’azzurro del cielo mi ha avvolto, cullandomi con delicatezza. Non ero forse un
bambino? Ho chiuso gli occhi e mi sono addormentato.
4
“Cerca,
Pier, cerca sempre nuove terre e nuovi cieli! Non smettere mai di cercare…” mi
tornarono alla mente le parole che papà mi aveva scritto per il mio sesto
compleanno. Avrei voluto dirle a Lucia, urlare che aveva ragione, che anch’io
desideravo volare… cercare… anche se ero un pavido… un pigro… che… Ma non lo
feci. E rimasi a guardarla mentre andava via. Aveva ancora il portamento di una
ballerina, eretto, leggero. Eppure l’audacia di un guerriero.
5
gli
ho mostrato il dipinto in cui è seduta sul divano azzurro. E’ rimasto a contemplarlo,
contento, commosso, stupito.... Per quanto tempo? Non saprei dirlo. Guardavo
lui che guardava Lucia e ho sentito che tutto era andato come doveva andare…
Non avrei cambiato la dolcezza di quel momento per nulla al mondo. E la mia
vita. Anche la sofferenza acquistava un significato nuovo. E il buio, le
cadute, le sconfitte, i fallimenti… per quel momento era valsa la pena. Varrà
sempre la pena.
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